Come promesso, ecco un altro racconto concluso del nostro gioco.
Dedicato a tutte coloro che amano sentirsi i denti sul...collo!
Direttamente dalla scrivania di Ale.
La Fata e il Maledetto.
Londra 1812.
Salone da ballo di Lord e Lady Duncan. Un gentiluomo vestito completamente di nero si aggirava tra i tavoli come un predatore.
Un'altra festa, un altro debutto a cui assistere.
Era stufo di quella vita, stufo di falsi sorrisi, falsi corteggiamenti e false conversazioni. Ma non poteva farne a meno e lo sapeva, doveva trovarla e al più presto!
Erano in due: una bionda e l'altra mora, una pericolosamente affascinante e l'altra assolutamente insignificante. Eccola l'aveva trovata! Una presentazione formale, qualche passo di danza ed eccolo lì in giardino, solo con quella donna così insignificante. Bene ci era riuscito! Una risata gli sgorgò dal petto mentre abbracciava quella patetica creatura e la luna faceva capolino dalle nuvole scure. I raggi appena liberati illuminarono per pochi attimi i suoi canini aguzzi. Poi le nuvole magnanime calarono il sipario.
Karl Nicholas Lengwood conte di Karlstone osservava il suo riflesso nel grande specchio della sua camera, facendo indolentemente roteare un brandy nel bicchiere. Si squadrò con occhio critico come non faceva da tantissimo tempo. Sembrava fossero trascorsi secoli dall'ultima volta che si era guardato per quello che era esteriormente. La sua bocca si increspò in un sorriso beffardo. Non sembravano secoli.... lo erano! I capelli neri lucenti gli incorniciavano un volto duro e tormentato, gli occhi verdi scintillanti contrastavano con la sua asprezza e l'incarnato del suo viso completava la sua sinistra immagine. Maledetto pallore, maledette occhiaie, maledetta fame! Scagliò con rabbia il bicchiere contro lo specchio frantumandolo in mille pezzi. Mentre le schegge si mescolavano al liquido ambrato e al suo sangue pensò che meritava di soffrire. Lui era un mostro, un vampiro, anzi peggio... lui era il MALEDETTO
Aveva dei poteri adesso ne era sicura. Quanto avrebbe voluto rendersene conto cinque mesi prima quando sua cugina era scomparsa. Quanto avrebbe voluto non ridere in faccia alla sua cara, dolce nonna quando le ripeteva che era speciale e che dopo il compimento dei suoi diciott’anni l’avrebbe scoperto! Cinque mesi di rimorso, di sofferenza senza sapere che fine avesse fatto Gillian la sua timida, dolce, goffa e inestimabile cugina. Ma adesso forse poteva fare ancora qualcosa per trovarla: concentrarsi sulle sue forti sensazioni. La sera di cinque mesi prima si era presentato a lei e Gillian. Poteva quasi giurare che era lui. Lo stesso fisico imponente, la stessa bellezza tormentata, lo stesso pallore. Eppure la sensazione era diversa.
Se cinque mesi prima lei alla sua vista aveva sentito il sangue ghiacciarsi nelle vene questa volta lo sentiva ribollire dentro di sé come magma incandescente. Era lui ne era certa! Doveva avvicinarlo, metterlo con le spalle al muro confidando in quei poteri e in quella forza che sua nonna aveva giurato che un giorno avrebbe scoperto dentro di sé.
Sfidò così le regole del galateo che a quel punto erano l’ultimo dei suoi pensieri e gli si parò davanti.
- “Milord non credo sappiate il mio nome sono lady Faith De Warren e… mia cugina è lady Gillian… la ricorderete…” -
Il silenzio che seguì servì solo a farle sentire ancora di più quel fuoco dentro che la stava consumando.
- “Non ho il piacere di conoscere Lady Gillian ma conosco voi e…. vi aspettavo con ansia” -
Faith chiuse gli occhi disorientata e quello che vide la lasciò senza fiato.
Sangue…un immenso mare di sangue….
Si ritrovò, non seppe neppure come, in giardino con quell’uomo che la scrutava con un’espressione famelica e profonda che mai aveva visto in altro essere umano.
Però non era paura quella che provava solo attesa e calma… molta calma.
- “Sono secoli che aspetto di incontrarvi. Secoli che entrate nei miei sogni disturbandoli con la vostra bellezza e la vostra forza. Sarete la mia condanna definitiva o la mia liberazione?” -
Faith sbattè le palpebre e in un attimo seppe cosa fare. Sollevò i dorati capelli che le cadevano sulle spalle e gli porse senza esitazioni il suo candido, lungo collo.
Karl tremò alla vista di quella creatura meravigliosa che le offriva il candido collo come il più prezioso dei regali. La profezia della strega si era avverata.
Dopo tre secoli eccolà lì davanti a lui pronta a cedergli la vita per salvargli l’anima.
- “Vi sbagliate Faith… non è il vostro sangue che voglio..” -
Con tenerezza, guardandola negli occhi le ricoprì il collo con i suoi setosi capelli.
Poi si avvicinò piano e le catturò la bocca in un bacio travolgente e infuocato.
Faith non aveva mai provato queste sensazioni e vi si abbandonò completamente intuendo che quello era il suo destino, il suo futuro e forse anche la sua morte. Dentro di lei ci fu come un’esplosione di energia che la lasciò senza fiato e che la obbligò a staccarsi da lui.
Lo sguardo confuso di Faith incontrò quello ardente di Karl.
- “Spiegami….chi sei e…. chi sono io?” -sussurrò Faith con gli occhi velati di lacrime e di passione.
- “Io sono il maledetto e tu….sei la mia anima” -
Parole assurde, senza senso…eppure lei le comprese al volo e annuì.
- Mia cugina…che cosa le hai fatto? Hai bevuto il suo sangue?” -
- “Io non bevo sangue. E’ questa la mia maledizione eterna. Vagare per il mondo con questa costante fame senza poter soddisfarla. Se quella strega non mi avesse dato la speranza che prima o poi saresti arrivata tu …mi sarei già tolto la vita.” -
Karl la guardò come da secoli non guardava un altro essere umano e si sentì fortissimo e debolissimo allo stesso tempo. Era la sua meravigliosa fata finalmente arrivata per salvarlo.
Era una creatura stupenda: profondi occhi viola,setosi capelli biondi e labbra rosee e generose. Proprio come gli era apparsa in sogno negli ultimi due secoli.
Conosceva solo una parte della maledizione della strega: - “Quando incontrerai una fata e dimostrerai di essere degno del suo amore i tuoi giorni da maledetto avranno fine”.-
Amore… uno strano sentimento che in tanti secoli non aveva mai provato. Provava affetto per suo fratello e d’altronde era diventato quello che era a causa sua. Ma amore? Epure dentro di sé ammise che era proprio amore quello che provava per la sua fata.
- “Vieni nel mio castello Faith… ti racconterò una storia e se lo vorrai uniremo le nostre anime” -
Faith annuì e mano nella mano si avviarono verso il destino.
James attese nella penombra che il Maledetto e la fanciulla si allontanassero poi emerse lentamente dal giardino. La sete lo divorava, si sentiva ardere la gola e tutto quello a cui riusciva a pensare era al sangue. Ma non sangue qualsiasi il sangue di quella creatura meravigliosa.
Cinque mesi prima aveva placato la sete con sua cugina, perché sapeva che non avrebbe provato nessuno scrupolo ad ucciderla. E così era stato.
Uccidere lady Faith non lo avrebbe lasciato altrettanto indifferente ne era certo.
Ma adesso vederla con il Maledetto aveva innescato in lui una bramosia e una fame che non aveva mai provato. Doveva averla ad ogni costo.
In fondo se la meritava! Era la giusta ricompensa per la sua sofferenza!
Il Maledetto doveva pagare! Lui non lo aveva salvato dal suo destino quando avrebbe potuto farlo, l’aveva condannato a quell’esistenza per l’eternità…
Sì decise! Suo fratello avrebbe pagato.
La carrozza si avvicinava alla meta. Karl e Faiht non avevano più parlato tra loro ma i loro sguardi lampeggiavano nell’oscurità. Gli occhi di lui erano pericolosamente bramosi, quelli di lei innocentemente brillanti.
Cosa l’aspettava? Si chiedeva Faith. La vita o la morte?
La carrozza si arrestò con un sobbalzo e Karl la aiutò a scendere. Sbattendo le palpebre più volte Faith mise a fuoco la su destinazione.
Un castello come quello delle fiabe, con tanto di torre e di statue demoniache a sorvegliarlo.
Ad un certo punto, mentre si beava di quella visione si accorse del dolore. Dentini sottili e letali le addentavano le braccia, le caviglie e il viso. Urlò forte ma non tanto da sovrastare la voce di Karl che chiedeva di essere lui il bersaglio di quel dolore. Uno scudo trasparente ad un tratto si avvolse intorno a lei, impedendo l’accesso alle migliaia di pipistrelli che l’avevano presa d’assalto.
Allora sono davvero una fata, pensò Faith esaltata. Mentre i pipistrelli si ritiravano impotenti, Karl le si avvicino’ veloce, lei dissolse la barriera e in meno di un secondo si trovarono uno nelle braccia dell’altro.
- “Tesoro mi dispiace tanto…oddio…oddio” - balbettava Karl mentre la stringeva convulsamente.
- “Sono una fata Karl” - riuscì a dire lei.
- “Lo so sei la mia dolce, meravigliosa fata” -
- “Perché mi hanno attaccato?” -
- “E’ stato mio fratello ad ordinarglielo….vieni dentro con me, ti spiegherò ogni cosa” -
Il salone dove Karl la condusse era riccamente arredato. Divani di prezioso broccato, tappeti orientali, mobili finemente cesellati…Faith fissò la sua immagine in una specchiera dorata, alle sue spalle c’era Karl ma…
- “Credevo che gli specchi non riflettessero l’immagine dei vampiri…” -
- “Infatti io non sono un vampiro…mio fratello lo è! Io sono stato condannato alla mia vita da maledetto perché…non sono riuscito ad ucciderlo dopo la sua trasformazione. Lui…lui mi implorava ma io non sono riuscito….e allora lui ha invocato una strega..” -
- “E lo rifarei ancora, cento, mille e milioni di volte fratellino! Vedo che dopo secoli hai trovato la tua fatina, peccato che te la porterò via subito” -
Ancor prima che James potesse avventarsi su di lei, Faith si circondò con lo scudo. Lei ora era al sicuro ma non poteva fare niente per i due fratelli che si stavano fronteggiando.
Non poteva restare a guardarli lottare senza fare niente. Alzò lo scudo e si frappose tra di loro. Subito le zanne voraci di James le addentarono il collo succhiandole avido il sangue e la vita stessa.
Faith cadde a terra consapevole che le mancava poco da vivere. Guardò Karl che come impazzito piangeva e imprecava. Guardò per un’istante anche James ma nei suoi occhi non c’era traccia della soddisfazione che pensava avrebbe scorto. C’era invece dolore, rimorso e agonia.
- “Uccidimi ora Karl… guarda cosa ho fatto alla tua fata” - implorandolo gli passò un pugnale d’argento.
Karl guardò la sua Faith lottare con la morte e poi piantò il pugnale nel petto del fratello
- “E ora uccidi lei Karl…se non lo farai diventerà come James” - disse una voce all’improvviso.
La strega che lo aveva maledetto era tornata ma stavolta lui obbedì all’ordine.
Con amore…infinito amore piantò il pugnale nel cuore di Faith.
Ora Karl lo sapeva. Amare qualcuno significava anche lasciarlo andare al momento giusto. Era stato egoista con suo fratello, lo aveva condannato a vivere quell’ esistenza solo per non perderlo e per non sentirsi colpevole.
Accecato dalle lacrime e straziato dal dolore non si accorse subito della morbida mano che gli accarezzava la guancia.
- “Karl sono viva…Karl….” -
Incapace di parlare Karl riuscì solo a stringerla a sé e a tempestarle il viso di baci.
- “E’ finita Karl, da oggi non sarai più il maledetto. Hai capito cos’è l’amore e la sofferenza”- detto questo la strega si dissolse davanti ai loro occhi.
- “Ti amo mia fatina .”- Karl prese in braccio Faith e se la strinse al cuore dove sarebbe rimasta per il resto dei suoi giorni.
Ale.
Dedicato a tutte coloro che amano sentirsi i denti sul...collo!
Direttamente dalla scrivania di Ale.
Londra 1812.
Salone da ballo di Lord e Lady Duncan. Un gentiluomo vestito completamente di nero si aggirava tra i tavoli come un predatore.
Un'altra festa, un altro debutto a cui assistere.
Era stufo di quella vita, stufo di falsi sorrisi, falsi corteggiamenti e false conversazioni. Ma non poteva farne a meno e lo sapeva, doveva trovarla e al più presto!
Erano in due: una bionda e l'altra mora, una pericolosamente affascinante e l'altra assolutamente insignificante. Eccola l'aveva trovata! Una presentazione formale, qualche passo di danza ed eccolo lì in giardino, solo con quella donna così insignificante. Bene ci era riuscito! Una risata gli sgorgò dal petto mentre abbracciava quella patetica creatura e la luna faceva capolino dalle nuvole scure. I raggi appena liberati illuminarono per pochi attimi i suoi canini aguzzi. Poi le nuvole magnanime calarono il sipario.
Karl Nicholas Lengwood conte di Karlstone osservava il suo riflesso nel grande specchio della sua camera, facendo indolentemente roteare un brandy nel bicchiere. Si squadrò con occhio critico come non faceva da tantissimo tempo. Sembrava fossero trascorsi secoli dall'ultima volta che si era guardato per quello che era esteriormente. La sua bocca si increspò in un sorriso beffardo. Non sembravano secoli.... lo erano! I capelli neri lucenti gli incorniciavano un volto duro e tormentato, gli occhi verdi scintillanti contrastavano con la sua asprezza e l'incarnato del suo viso completava la sua sinistra immagine. Maledetto pallore, maledette occhiaie, maledetta fame! Scagliò con rabbia il bicchiere contro lo specchio frantumandolo in mille pezzi. Mentre le schegge si mescolavano al liquido ambrato e al suo sangue pensò che meritava di soffrire. Lui era un mostro, un vampiro, anzi peggio... lui era il MALEDETTO
Aveva dei poteri adesso ne era sicura. Quanto avrebbe voluto rendersene conto cinque mesi prima quando sua cugina era scomparsa. Quanto avrebbe voluto non ridere in faccia alla sua cara, dolce nonna quando le ripeteva che era speciale e che dopo il compimento dei suoi diciott’anni l’avrebbe scoperto! Cinque mesi di rimorso, di sofferenza senza sapere che fine avesse fatto Gillian la sua timida, dolce, goffa e inestimabile cugina. Ma adesso forse poteva fare ancora qualcosa per trovarla: concentrarsi sulle sue forti sensazioni. La sera di cinque mesi prima si era presentato a lei e Gillian. Poteva quasi giurare che era lui. Lo stesso fisico imponente, la stessa bellezza tormentata, lo stesso pallore. Eppure la sensazione era diversa.
Se cinque mesi prima lei alla sua vista aveva sentito il sangue ghiacciarsi nelle vene questa volta lo sentiva ribollire dentro di sé come magma incandescente. Era lui ne era certa! Doveva avvicinarlo, metterlo con le spalle al muro confidando in quei poteri e in quella forza che sua nonna aveva giurato che un giorno avrebbe scoperto dentro di sé.
Sfidò così le regole del galateo che a quel punto erano l’ultimo dei suoi pensieri e gli si parò davanti.
- “Milord non credo sappiate il mio nome sono lady Faith De Warren e… mia cugina è lady Gillian… la ricorderete…” -
Il silenzio che seguì servì solo a farle sentire ancora di più quel fuoco dentro che la stava consumando.
- “Non ho il piacere di conoscere Lady Gillian ma conosco voi e…. vi aspettavo con ansia” -
Faith chiuse gli occhi disorientata e quello che vide la lasciò senza fiato.
Sangue…un immenso mare di sangue….
Si ritrovò, non seppe neppure come, in giardino con quell’uomo che la scrutava con un’espressione famelica e profonda che mai aveva visto in altro essere umano.
Però non era paura quella che provava solo attesa e calma… molta calma.
- “Sono secoli che aspetto di incontrarvi. Secoli che entrate nei miei sogni disturbandoli con la vostra bellezza e la vostra forza. Sarete la mia condanna definitiva o la mia liberazione?” -
Faith sbattè le palpebre e in un attimo seppe cosa fare. Sollevò i dorati capelli che le cadevano sulle spalle e gli porse senza esitazioni il suo candido, lungo collo.
Karl tremò alla vista di quella creatura meravigliosa che le offriva il candido collo come il più prezioso dei regali. La profezia della strega si era avverata.
Dopo tre secoli eccolà lì davanti a lui pronta a cedergli la vita per salvargli l’anima.
- “Vi sbagliate Faith… non è il vostro sangue che voglio..” -
Con tenerezza, guardandola negli occhi le ricoprì il collo con i suoi setosi capelli.
Poi si avvicinò piano e le catturò la bocca in un bacio travolgente e infuocato.
Faith non aveva mai provato queste sensazioni e vi si abbandonò completamente intuendo che quello era il suo destino, il suo futuro e forse anche la sua morte. Dentro di lei ci fu come un’esplosione di energia che la lasciò senza fiato e che la obbligò a staccarsi da lui.
Lo sguardo confuso di Faith incontrò quello ardente di Karl.
- “Spiegami….chi sei e…. chi sono io?” -sussurrò Faith con gli occhi velati di lacrime e di passione.
- “Io sono il maledetto e tu….sei la mia anima” -
Parole assurde, senza senso…eppure lei le comprese al volo e annuì.
- Mia cugina…che cosa le hai fatto? Hai bevuto il suo sangue?” -
- “Io non bevo sangue. E’ questa la mia maledizione eterna. Vagare per il mondo con questa costante fame senza poter soddisfarla. Se quella strega non mi avesse dato la speranza che prima o poi saresti arrivata tu …mi sarei già tolto la vita.” -
Karl la guardò come da secoli non guardava un altro essere umano e si sentì fortissimo e debolissimo allo stesso tempo. Era la sua meravigliosa fata finalmente arrivata per salvarlo.
Era una creatura stupenda: profondi occhi viola,setosi capelli biondi e labbra rosee e generose. Proprio come gli era apparsa in sogno negli ultimi due secoli.
Conosceva solo una parte della maledizione della strega: - “Quando incontrerai una fata e dimostrerai di essere degno del suo amore i tuoi giorni da maledetto avranno fine”.-
Amore… uno strano sentimento che in tanti secoli non aveva mai provato. Provava affetto per suo fratello e d’altronde era diventato quello che era a causa sua. Ma amore? Epure dentro di sé ammise che era proprio amore quello che provava per la sua fata.
- “Vieni nel mio castello Faith… ti racconterò una storia e se lo vorrai uniremo le nostre anime” -
Faith annuì e mano nella mano si avviarono verso il destino.
James attese nella penombra che il Maledetto e la fanciulla si allontanassero poi emerse lentamente dal giardino. La sete lo divorava, si sentiva ardere la gola e tutto quello a cui riusciva a pensare era al sangue. Ma non sangue qualsiasi il sangue di quella creatura meravigliosa.
Cinque mesi prima aveva placato la sete con sua cugina, perché sapeva che non avrebbe provato nessuno scrupolo ad ucciderla. E così era stato.
Uccidere lady Faith non lo avrebbe lasciato altrettanto indifferente ne era certo.
Ma adesso vederla con il Maledetto aveva innescato in lui una bramosia e una fame che non aveva mai provato. Doveva averla ad ogni costo.
In fondo se la meritava! Era la giusta ricompensa per la sua sofferenza!
Il Maledetto doveva pagare! Lui non lo aveva salvato dal suo destino quando avrebbe potuto farlo, l’aveva condannato a quell’esistenza per l’eternità…
Sì decise! Suo fratello avrebbe pagato.
La carrozza si avvicinava alla meta. Karl e Faiht non avevano più parlato tra loro ma i loro sguardi lampeggiavano nell’oscurità. Gli occhi di lui erano pericolosamente bramosi, quelli di lei innocentemente brillanti.
Cosa l’aspettava? Si chiedeva Faith. La vita o la morte?
La carrozza si arrestò con un sobbalzo e Karl la aiutò a scendere. Sbattendo le palpebre più volte Faith mise a fuoco la su destinazione.
Un castello come quello delle fiabe, con tanto di torre e di statue demoniache a sorvegliarlo.
Ad un certo punto, mentre si beava di quella visione si accorse del dolore. Dentini sottili e letali le addentavano le braccia, le caviglie e il viso. Urlò forte ma non tanto da sovrastare la voce di Karl che chiedeva di essere lui il bersaglio di quel dolore. Uno scudo trasparente ad un tratto si avvolse intorno a lei, impedendo l’accesso alle migliaia di pipistrelli che l’avevano presa d’assalto.
Allora sono davvero una fata, pensò Faith esaltata. Mentre i pipistrelli si ritiravano impotenti, Karl le si avvicino’ veloce, lei dissolse la barriera e in meno di un secondo si trovarono uno nelle braccia dell’altro.
- “Tesoro mi dispiace tanto…oddio…oddio” - balbettava Karl mentre la stringeva convulsamente.
- “Sono una fata Karl” - riuscì a dire lei.
- “Lo so sei la mia dolce, meravigliosa fata” -
- “Perché mi hanno attaccato?” -
- “E’ stato mio fratello ad ordinarglielo….vieni dentro con me, ti spiegherò ogni cosa” -
Il salone dove Karl la condusse era riccamente arredato. Divani di prezioso broccato, tappeti orientali, mobili finemente cesellati…Faith fissò la sua immagine in una specchiera dorata, alle sue spalle c’era Karl ma…
- “Credevo che gli specchi non riflettessero l’immagine dei vampiri…” -
- “Infatti io non sono un vampiro…mio fratello lo è! Io sono stato condannato alla mia vita da maledetto perché…non sono riuscito ad ucciderlo dopo la sua trasformazione. Lui…lui mi implorava ma io non sono riuscito….e allora lui ha invocato una strega..” -
- “E lo rifarei ancora, cento, mille e milioni di volte fratellino! Vedo che dopo secoli hai trovato la tua fatina, peccato che te la porterò via subito” -
Ancor prima che James potesse avventarsi su di lei, Faith si circondò con lo scudo. Lei ora era al sicuro ma non poteva fare niente per i due fratelli che si stavano fronteggiando.
Non poteva restare a guardarli lottare senza fare niente. Alzò lo scudo e si frappose tra di loro. Subito le zanne voraci di James le addentarono il collo succhiandole avido il sangue e la vita stessa.
Faith cadde a terra consapevole che le mancava poco da vivere. Guardò Karl che come impazzito piangeva e imprecava. Guardò per un’istante anche James ma nei suoi occhi non c’era traccia della soddisfazione che pensava avrebbe scorto. C’era invece dolore, rimorso e agonia.
- “Uccidimi ora Karl… guarda cosa ho fatto alla tua fata” - implorandolo gli passò un pugnale d’argento.
Karl guardò la sua Faith lottare con la morte e poi piantò il pugnale nel petto del fratello
- “E ora uccidi lei Karl…se non lo farai diventerà come James” - disse una voce all’improvviso.
La strega che lo aveva maledetto era tornata ma stavolta lui obbedì all’ordine.
Con amore…infinito amore piantò il pugnale nel cuore di Faith.
Ora Karl lo sapeva. Amare qualcuno significava anche lasciarlo andare al momento giusto. Era stato egoista con suo fratello, lo aveva condannato a vivere quell’ esistenza solo per non perderlo e per non sentirsi colpevole.
Accecato dalle lacrime e straziato dal dolore non si accorse subito della morbida mano che gli accarezzava la guancia.
- “Karl sono viva…Karl….” -
Incapace di parlare Karl riuscì solo a stringerla a sé e a tempestarle il viso di baci.
- “E’ finita Karl, da oggi non sarai più il maledetto. Hai capito cos’è l’amore e la sofferenza”- detto questo la strega si dissolse davanti ai loro occhi.
- “Ti amo mia fatina .”- Karl prese in braccio Faith e se la strinse al cuore dove sarebbe rimasta per il resto dei suoi giorni.
Ale.
Ale mi hai fatto venire i brividi...
RispondiEliminaMi sono rigirata nella mia stanza per paura ci fosse un vampiro dietro di me!!!
Brava...
Ma quante brave scrittrici!!!!!!!
RispondiEliminaAle, brava... da paura!!
Wooooooooooooooooow!!!! Bravissima Ale..... davvero bravissima!!
RispondiEliminaAleeeeeeeeeeeee...ma sei un mito!! Veramente complimenti, storia originale, stile scorrevolissimo e lui...lui...vabbè no comment ;)!!!
RispondiEliminaun bacione
Angy
WOW.....non ho parole....favoloso
RispondiEliminaBravissima!!!!!
Bravissima Ale, molto molto bello
RispondiEliminaUna sola parola...fantastico...
RispondiEliminacomplimenti ale !!! è la prima volta che leggevo sui vampiri e mi hai abbastanza impressionata...
RispondiEliminaBrava Ale!! il gioco si fa bluenocturne! ihiep!
RispondiEliminaDal barbaro al maledetto... il prossimo chi sarà? pirata, duca o cavaliere? Mah vedremo..
Complimenti e ciaooo
Daniela C
Bravissimissimissima! La tua storia l'ho letta velocissimamente due volte di seguito! Però adesso ho un po' di sete... succo di pomodoro? Naaaaaaaaaaa!
RispondiEliminaBaci e morsi, Carla.
Bravissima!Questo tipo di storie mi entusiasma sempre.Ben arrivate scrittrici di vampiri!!! Daisy
RispondiEliminaBravissima Ale !!! molto bello!!! caspita nn ho parole, originale come storia!
RispondiEliminaancora brava!!
ho dimenticato di firmare !!!
RispondiEliminaun bacio
Annika
Brava Ale. Bella la pennellata di "horror" soprattutto all'inizio quando ho pensato che il vampiro fosse Karl, il protagonista. Poi alla fine questa cosa che "amare qualcuno significa anche lasciarlo andare" mi ha impressionato. Come Ti è venuta in mente questa storia "maledetta"? Passo per passo, in base ai vari passaggi del gioco, o tutta in una volta sola? Intervista al vampiro..... Ciao. Erica
RispondiEliminaBravissima Ale bellissima storia dà leggere + volte brava!brava!brava!
RispondiEliminawow stupendo!! ...alla fine l'amore vince sempre su tutto! brava brava!
RispondiEliminaL'idea che ha avuto Ross di un'autrice che commenta il racconto di una "lettrice" mi è sembrata intrigante. E poiché voi lettrici siete molto esigenti, ho cominciato a leggere La fata e il maledetto con l'intenzione di esserlo anch'io.
RispondiEliminaBello il titolo, ho pensato, e, senza rendermene conto, ero già alla fine. Non ho quasi badato a lievi sviste grammaticali perché la storia prende moltissimo. Ben dosata la suspence, intense le emozioni e davvero incisiva la descrizione del protagonista. L'accenno alla sua immagine nello specchio, che fin dall'inizio suggerisce la chiave di lettura, l'ho trovato perfetto. Ho apprezzato anche la scelta dei vocaboli, mai banali, e i dialoghi, asciutti e avvincenti.
Davvero complimenti, Ale!
Ornella Albanese
Ragazze vi ringrazio tantissimo per i complimenti! Siete state carinissime! Ringrazio sentitamente la signora Albanese che mi ha veramente commossa! Per una mamma con tre pargoli come me che prova a fare un gioco tra amiche è una vera soddisfazione! Grazie ancora e baci a tutte!
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