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Rosso di Vendetta di Angy

Pronte per un nuovo racconto proposto dalle nostre amiche del blog? TA- DA, stavolta abbiamo in onda Angy!

ROSSO DI VENDETTA


ROSSO DI VENDETTA

Mar dei Caraibi, XIX secolo.
Una nave inglese recava il suo destino ormai inciso sulla murata quando venne arrembata da una nave con la bandiera del teschio su sfondo nero. Tra polvere da sparo, cime e cannoni, uno scontro di volontà. Ma sottocoperta una cabina chiusa a chiave per proteggere il carico più prezioso….

Stava ritto sul cassero di prua, il vento che gli sferzava il volto, il mantello nero ondeggiante alla stregua di ali tenebrose. Osservava con un ghigno quelle pantomime di uomini in uniforme che sull'altro veliero si agitavano come tante formiche. Inglesi, pensò, e sputò per terra a confermare l'astio che covava per quel popolo predone che accumulava una terra dopo l'altra senza mai saziarsi e senza mai perdere una notte di sonno verso gli indigeni che derubavano. Li odiava, con estremo ardore, perchè a lui non avevano preso la terra, no, quella no, ma ben di peggio. Lo avevano privato della voglia di vivere, di un padre e di una madre, uccisi da corsari inglesi al soldo della regina.
Da allora la sua vita era divenuta un fiume in piena, un fiume rosso di sangue, ove morte, distruzione e vendetta erano le uniche sue fedeli compagne. Lo chiamavano Lo Spettro dei Caraibi, un pirata crudele come pochi, che doveva il suo nome alla pelle bruna, ai capelli color giaietto ma soprattutto al nero infernale dei suoi occhi allungati, retaggio della madre orientale, uno dei quali rigato in verticale da una profonda cicatrice che ne aveva compromesso la vista. Gliene rimaneva uno, e ne avrebbe usato lo sguardo acuto per vendicarsi dell'uomo che anni prima gli aveva portato via l'altro, che lo aveva privato della felicità e della famiglia, l'unico responsabile per l'essere crudele in cui si era trasformato.
Si toccò la cicatrice mentre i suoi uomini ancoravano con i rampini la nave inglese, scese quindi dal cassero con un balzo e diede fiato all'odio che lo dilaniava
"all'arrembaggio" urlò ed il ponte si tinse di rubino...

< Ma che diamine...> miss Sharon Westfire si ritrovò sbalzata sull'assito in legno della sua cabina. Un'improvvisa virata del veliero su cui era marcita per le ultime tre settimane l'aveva strappata ad un sonno agitato. Era convinta si trattasse dell'ennesima tempesta che li investiva da quando avevano lasciato il porto di Bristol. Un viaggio sfortunato come pochi e, ovviamente, quei bifolchi illetterati e superstiziosi che formavano l'equipaggio della Saint Margery incolpavano lei, "la femmina a bordo", per la sventura che li aveva colti.
Una volta in piedi si diresse ondeggiando verso la cuccetta da cui era precipitata, massaggiandosi il gomito contuso, ma uno scoppio assordante la bloccò sui suoi passi...non era un tuono quello, e il frastuono si ripetè una, due, tre volte e gelidi brividi di panico la trafissero mentre l'orribile ipotesi di un arrembaggio le si affacciava alla mente...le parevano proprio colpi di pistola quelli!
Ma subito dopo una calma piatta si impadronì di lei, scrollò le spalle e disse, parlando a sè stessa
< Che mi ammazzino pure, almeno non dovrò mai più vedere quel brutto muso del grande, eroico Ammiraglio Westfire, il mio odiatissimo padre! >.
Afferrò il lenzuolo della cuccetta e se lo avvolse intorno distendendosi sopra la cuccetta, incurante di ciò che il destino aveva in serbo per lei.

Si rammaricava solo che l’Ammiraglio, conosciuto come l'Impietoso, non fosse lì a bordo a farsi fare la pelle...

< Uno, due, due e mezzo...> sghignazzi osceni si levavano sul ponte della Saint Margery, mentre la masnada di pendagli da forca radunata nei pressi del parapetto assisteva ai "tuffi" dei sopravvissuti allo scontro <...due e tre quarti...> contava il nostromo del Black Phantom, il veliero pirata che aveva appena arrembato quello della marina britannica.
< ...tre!> concluse e con una bella spinta gettò fuori bordo lo sventurato piagnucolante. Uno scoppio di risa seguì l'urlo del poveretto che andava incontro a morte certa tra i flutti del mar dei Caraibi.
Un uomo osservava in disparte il truce spettacolo, ma pareva non vederlo affatto. Un'espressione torva in volto, il capitano pirata, il noto Spettro dei Caraibi, era sommerso da una furia cieca. Lui non c'era, pensava, il maledetto assassino dei suoi genitori non era su quella imbarcazione come spie fidate gli avevano riferito. Altro sangue versato inutilmente alla ricerca di un uomo che pareva svanito nel nulla, ma d'altronde l’Ammiraglio Westfire era sempre stato abile nel far perdere le tracce di sè, una qualità necessaria in quanto corsaro di Sua Maestà. Perso nelle sue vendicative elucubrazioni, Raul non si avvide dell'uomo che lo aveva avvicinato
< Capitano > disse questi < c'è un grosso, che dico, grossissimo problema che vi attende sottocoperta > asserì il suo braccio destro, Mr Colbert.
Senza perdersi in chiacchiere Raul lo seguì di sotto, e giunti ad una cabina dalla porta spalancata si bloccò sui suoi passi.
< Toglietemi le mani di dosso razza di bestione analfabeta > berciava una voce femminile particolarmente acuta < Non mi insozzerete i vestiti, puzzate peggio di una latrina pubblica > continuava mentre dei colpi sordi indicavano l'aggressività di quel passeggero molto particolare.
Raul oltrepassò la porta e alla sua vista lei si bloccò nell'atto di pestare il piede a colui che l'aveva afferrata per le spalle
< Capitano, questa strega ha voglia di farsi fare la pelle! Posso procedere? > chiese speranzoso quello.
Ma Raul non lo guardò neanche. Tutta la sua attenzione era rivolta verso quella donna dai capelli talmente biondi da sembrare bianchi, dagli occhi castani e il corpo più voluttuoso che avesse mai avuti il piacere di vedere
< Bene, bene, bene...> sussurrò lui con voce roca
< Ma che bel giocattolo che abbiamo pescato > continuò appressandosi.
< Qual è il vostro nome, bambina? > chiese ad un palmo dal naso di lei.
Quest'ultima per contro, nonostante la palese paura che le incuteva quell'uomo enorme dal volto sfregiato, si fece coraggio e rispose
< Sono Sharon Westfire, signore, e se mi farete del male mio padre, l'Impietoso, vi spellerà vivi! > sapeva che suo padre se ne sarebbe altamente infischiato di lei, ma era l'unica sua possibilità di salvezza quella di invocare la protezione del più tremendo e famoso corsaro delle regina.
Ma quello che lei non sapeva era che quelle parole riecheggiarono alla stregua di un rintocco di campane. Miss Westfire vide il volto del Capitano mutare in seguito alle sue parole e seppe senza alcun dubbio che stavolta non ne sarebbe uscita viva da quella situazione
< Mr Colbert portatemi il gatto a nove code > ordinò il capitano...

Il corpo ondeggiava alla brezza del vento, ruotava su sè stesso con la camicia logora e sudicia che si gonfiava alla stregua di una vela di maestra; era l'unica cosa che pareva viva indosso ad un uomo immortalato per l'eternità con una corda intorno al collo.
Nessuno si sarebbe ricordato di lui, era uno dei tanti, misera plebaglia che infestava i mari come un'erba particolarmente invasiva e che andava estirpata ad ogni costo. Un altro uomo in divisa andava occhieggiando quel macabro spettacolo dalla finestra del suo ufficio, un uomo con un sigaro in bocca e dall'espressione serena, terribilmente serena.
L'ammiraglio Westfire tirò una boccata ed espirò il fumo in cerchi perfetti. Voltando le spalle al pirata appena impiccato si sedette alla scrivania, prese la penna d'oca e intingendola nell'inchiostro fece per scrivere.
La porta si spalancò d'improvviso facendolo sobbalzare e macchiare il foglio.
Seccato guardò l'intruso.
< Simpson spero per voi che abbiate un valido motivo per interrompermi > rimbrottò bruscamente il suo migliore ufficiale.
< La Saint Margery, ammiraglio...è caduta per mano dello Spettro > si premurò di spiegare Simpson.
Westfire si immobilizzò, rigido chiese
< Sopravvissuti? >
Simpson tentennò, poi scosse la testa
< Tutti morti, ammiraglio, lo Spettro non ne ha mai lasciati come sapete bene...> esitò prima di continuare
< Vostra figlia...hanno trovato questo > e gli mostrò quello che doveva essere stato un bell’abito celeste, prima di essere intriso del rosso del sangue. Era strappata in più punti paralleli quasi come se qualcosa, uno scudiscio ad esempio, vi si fosse accanito sopra.
L'Ammiraglio Westfire si alzò ergendosi in tutta la sua statura. Fissò i suoi occhi azzurri freddi e vuoti oltre la spalla di Simpson.
Quest'ultimo conosceva bene quello sguardo e rabbrividì voltandosi per seguire lo sguardo del suo superiore; egli stava fissando una carta nautica appesa alla parete dietro di lui che tracciava le rotte del Mar dei Caraibi.
< Preparate l'Ammiraglia Simpson, voglio tutti gli uomini migliori pronti a partire entro un'ora > poi fissò Simpson dritto negli occhi
< Oggi metteremo fine ad una leggenda Simpson, lo Spettro mi ha sfidato e la pagherà amaramente; come i suoi genitori prima di lui lo distruggerò > asserì stringendo il pugno destro, come se le sue dita fossero strette intorno al collo del pirata che negli ultimi anni aveva avvelenato la sua esistenza.
< E vostra figlia Ammiraglio? Potrebbe essere ancora viva e un nostro attacco frontale decretare la sua morte certa > obbiettò Simpson.
L’Ammiraglio parve sorpreso come si fosse dimenticato di possedere una figlia.
< Mia figlia è....> esitò cercando la parola corretta
<...sacrificabile Simpson; c'è un prezzo per tutto ed io sono disposto a pagare il mio >.
Simpson gelò mentre lo sguardo lucido e febbrile del suo superiore tornava con brama verso la cartina appesa alla parete.


Sharon Westfire mosse le mani in cerca di sollievo. Era sdraiata su una misera cuccetta che odorava di muffa, aveva le braccia indolenzite allungate sopra la testa e i polsi scorticati dalle corde che la ancoravano ad un anello infisso alla parete. Miss Sharon Westfire era un ostaggio. Prigioniera del più feroce ed inarrestabile pirata del Mar dei Caraibi, Lo Spettro.
Si trovava sul Black Phantom da cinque giorni, veniva slegata solo per i pasti (generalmente qualche galletta ed una brodaglia immangiabile) e per espletare i suoi bisogni. Non era mai uscita da quella cabina minuscola ed ormai il terrore non le annodava più le viscere, ciò che provava era solo rassegnazione. Al pensiero del suo abito azzurro strappato brutalmente e volontariamente macchiato di sangue non suo dallo stesso infernale Capitano pirata, ella maledisse la propria lingua. Adesso capiva di essersi rovinata con le sue stesse mani chiamando in causa l'Impietoso, l’Ammiraglio Westfire suo padre, e quell'abito fungeva da esca e da monito. Il capitano cercava vendetta, e lei gli era capitata tra le mani proprio al momento giusto.
Quando la porta si aprì all'improvviso Sharon si irrigidì, ma ben presto fu la paura a scorrerle nelle vene. Lo Spettro dei Caraibi la stava fissando con i suoi occhi neri privi di vita, il suo volto non trasmetteva nulla se non un macabro compiacimento. Fissò deglutendo la cicatrice che gli attraversava il volto dalla fronte al labbro superiore passando per l'occhio. Si chiese se ci vedesse ancora.
< Noto che vi siete ambientata > mormorò appressandosi a lei e questa per contro scivolò verso la parete della cuccetta. Egli si sedette tranquillamente sul bordo del letto, molto vicino al suo fianco e senza smettere di soppesarla. Il suo sguardo si posò concentrato su ogni parte di lei: i piedi coperti dalle calze, la sottoveste di cui era coperta considerata la misera fine del suo abito, le braccia, le mani legate. La scandagliò come se si trovasse dinnanzi un oggetto mai visto prima ed infine si soffermò sui suoi polsi insanguinati, ma non la slegò
< Ritengo vi facciano male > le disse invece accennando alle corde.
Lei non riusciva a respirare, ma caparbia serrò le labbra e scosse il capo in un diniego. Egli non parve apprezzare il suo coraggio, o la sua stoltezza piuttosto. Le ignorò entrambe tornando a guardarla in volto
< non gli somigli > asserì come un dato di fatto. Ella non sapeva cosa rispondergli ma non ve ne fu necessità. Il capitano continuò
<< E` una buona cosa, non so se avrei resistito al desiderio di uccidere una persona che mi ricordasse quell'uomo >> la sua voce era pacata, priva di inflessioni, inquietante oltre ogni immaginazione. Sharon prese il coraggio a due mani
< Lui non verrà > asserì con convinzione
< Non verrà mai per salvarmi, non gli è mai importato niente di me, mai > perseverò.
Il capitano sollevò una mano e ne posò il dorso su una guancia di lei. Sharon voltò il capo di scatto come se l'avesse morsa. Imperterrito lui scese a circondarle il collo col palmo ma senza esercitare alcuna pressione, solo una lieve carezza.
< Si che verrà, ho provveduto che il suo orgoglio fosse dovutamente oltraggiato e tuo padre è un uomo profondamente orgoglioso > la sua mano scese lentamente a carpirle il petto. Sharon soffocò sobbalzando
< Toglietemi le mani di dosso! > esclamò terrorizzata. Ma lui ovviamente non le diede ascolto
< Non pensavo che quel maledetto assassino potesse generare qualcosa di così bello > disse e scese accarezzandole lo stomaco.
Lei si inarcò con furia cercando di scrollarsi di dosso quella carezza oscena
< Volete violentarmi? Siete caduto così in basso da prendervi quello che volete con la forza? Che ne è del vostro onore? > berciò lei ormai quasi in lacrime.
La sua carezza si fermò ed il suo sguardo tornò a scrutarle il viso.
< Onore? Non ne ho mai posseduto uno > e la baciò sul collo attirando la tenera pelle all'interno della bocca.
< Per favore, non fatelo > sussurrò Sharon in preda al panico.
Per tutta risposta lui stornò il bersaglio delle sue attenzioni. Posò le labbra su quelle di lei, ma senza forzare nè aggredire, solo uno sfiorarsi di bocche. Miss Sharon Westfire iniziò a piangere, lacrime cocenti le rigavano il volto raccogliendosi sul cuscino.

Pregò che qualcuno arrivasse ad aiutarla, per la prima volta nella sua vita desiderò che quell'essere senza cuore di suo padre fosse lì a salvarla, ma da sè stessa e dalle roventi e meravigliose sensazioni che, Dio la perdonasse, stavano per sommergerla al tocco di quelle labbra vendicative e assassine.






Angy

Commenti

  1. Ciao Angy,
    bella la tua storia, mi è piaciuta molto.Perchè non scrivi il seguito?se lo farai io sarò la prima a leggerlo.Affascinante l'ambientazione piratesca e poi il personaggio maschile è molto intrigante.
    Ci sentiamo presto.
    1 abbraccio
    Terry

    RispondiElimina
  2. Ciao Angy
    come sempre scrivi molto bene, il tuo racconto è avvincente ed intrigante. Brava!
    il resto ? è nel cassetto vero? aspetterò la prossima puntata e sarà rosso passione!! già!
    Complimenti ciao ciao Daniela C

    RispondiElimina
  3. Mi sembra un inizio molto interessante e una storia che promette di essere ricca di suspense e colpi di scena. Brava Angy, perché i personaggi mi sembrano ben tratteggiati e ci danno la sensazione di poter scoprire ancora di più di loro...
    Stai lavorando anche al seguito? Hai già una bozza di tutta la storia? Perché secondo me varrebbe la pena di tentare... ;)
    Sylvia

    RispondiElimina
  4. Grazie mille a tutte ragazze, e grazie alla Sig. Summers per le sue graditissime e gentilissime parole...seguirò il vostro consiglio e magari svilupperò questo inicipit, l'avevo scritto così su due piedi per il gioco ma non avevo mai pensato di scrivere di pirateria...diciamo che tutto quello che so mi deriva da jack sparrow e company ihih! Vediamo cosa ne uscirà ;)

    Angy

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  5. Angy, bravissima! Il ritmo, il ritmo è eccezionale: un fiume in piena, rapido e travolgente. Mi piace un sacco il uo stile... però mi hai lasciata con il fiato sospeso. Se hai cara la vita devi completare la storia. Per tute le filibuste!
    Baci, Carla.

    RispondiElimina
  6. Angy ma sei mitica!!!!!! Però sono rimasta male che non c'è la fine!!!! Scrivi scrivi!!! Baci

    RispondiElimina
  7. Mm.... sì, ma il "signora" Summers togliamolo dai... ;) mi sento una patronessa di Almack's!

    buona giornata, Angy (e a tutte le altre) e buon lavoro!

    sylvia

    RispondiElimina
  8. aahhh.....anch'io vorrei essere rapita da un pirata così!!!!! bravissima angy!!

    RispondiElimina
  9. Ciao Angy,
    complimeti di tutto cuore, mi hai tenuta legata alla sedia per tutto il racconto. Hai un ritmo veramente avvolgente, porti il lettore dove tu vuoi, dove tu sei......da questo tenebrosissimo pirata. Complimenti ancora
    aspetto di leggere come andrà a finire!
    A presto
    Caterina

    RispondiElimina
  10. Ragazze grazie ancora, mi fa proprio piacere che vi sia piaciuta la storia...se la svilupperò sarete le prime a leggerla ;)!!

    un bacione
    Angy

    RispondiElimina

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