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La signora di Hay di Barbara Erskine.

Jo Clifford, una giovane giornalista inglese, si sottopone a ipnosi per poter scrivere degli articoli sull'argomento. Ma, incredibilmente, viene proiettata nel Galles del dodicesimo secolo, scoprendo di aver vissuto in quell'epoca remota con il nome di Matilda, signora di Hay, una nobildonna dall'indole appassionata e dal tragico destino, sposata a un barone locale e violentemente desiderata dal Re Giovanni. Jo si trova così a rivivere spesso momenti della sua esistenza precedente, finché i fili del suo destino e quelli di Matilda non si intrecciano inestricabilmente, trascinandola avanti e indietro nel tempo, in un'avventura costellata di colpi di scena.

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Ritorniamo a parlare di libri d'annata, e su questa scia proseguo "malalinguando" un libro piuttosto vecchiotto (1986), ossia "La signora di Hay" di Barbara Erskine.
Di quest'autrice mi aveva già favorevolmente impressionato "La notte è un luogo solitario", fosca storia di fantasmi di antichi romani legati da amore e morte che si riverbera nel presente.
Figurarsi quindi con che foga cercai "La signora di Hay", considerando anche le critiche entusiastiche che suscitava.
Quindi lo cercai, lo acquistai e mi disposi alla lettura.
La storia, in sè, è intrigante: una giovane giornalista inglese, Jo Clifford, si sottopone ad ipnosi regressiva scoprendo di avere già vissuto un'altra vita nei medievali panni di Matilda, la signora di Hay appunto, al tempo del re Giovanni Senzaterra.
Anche se all'inizio la sua regressione pare destinata a restare un'esperienza una tantum, nel corso della sua vita Jo ricorrerà ancora all'ipnosi, rivivendo episodi angosciosi della vita di Matilda; addirittura, si rende conto che alcune persone importanti della sua attuale vita hanno anch'esse già vissuto un'altra esistenza al fianco di Matilda.
La vita di Jo e dei suoi cari si intreccia sempre di più a quella di Matilda, in un andirivieni incessante fra il nostro tempo e il profondo Medioevo inglese.
Messa così sembra irresistibile: storia, mistero, parapsicologia, amore....
Invece....
Invece, il romanzo non mi è piaciuto affatto, al punto che ho faticato a finirlo!

Per cominciare, Jo è proprio il tipo di protagonista che aborrisco: fa mostra di forza di carattere, cerca di fare la dura, ma ha la robustezza morale e fisica di una scodella di semolino brodoso.
Si fa dominare in tutto e per tutto dagli uomini della sua vita, per esempio Nick, il frammento di materia fecale che l'ha lasciata, ma che continua a importunarla con un'insistenza che al giorno d'oggi sarebbe chiamata stalking; oppure Sam, lo strizzacervelli (bisognoso a sua volta di farsi vedere da uno bravo), artefice delle regressioni, il quale scopre di essere stato, nella vita precedente, il marito di Matilda e aspira perciò ad esercitare i propri diritti coniugali anche nel ventesimo secolo, in barba alla pace dei sensi, doverosa dopo quasi otto secoli di matrimonio.
Come se non bastassero i due sciroccati, aggiungiamo anche Tim, probabile reincarnazione di re Giovanni. Pare, infatti, che il tristemente famoso re avesse un debole per la bella Matilda (eccerto, cosa pretendevo, che la dolce castellana fosse concupita da un volgare bovaro? Ma quando mai, almeno un principe!).
E' evidente la confusione, saltabeccando di continuo tra gli anni settanta-ottanta del ventesimo secolo e il milleduecento.
Jo subisce le prepotenze di tutti, il che potrebbe essere accettabile quando si trova a fare la maliarda medievale, ma non nel nostro tempo, in cui si trova perfino a sopportare aggressioni sessuali da parte dei suoi uomini senza scomporsi troppo: dopo una violenza sessuale sfiorata, quando il bruto si ripresenta alla sua porta senza nemmeno avere la decenza di vergognarsi, lei non trova di meglio che farlo entrare, invece di chiamare la polizia.
Viene in mente quella vecchia barzelletta in cui la vecchietta stuprata, recatasi dai carabinieri per la denuncia, chiede all'esterrefatto appuntato se può avere l'indirizzo del gentile violentatore!
Oltre a questo, Jo viene picchiata, prevaricata nelle sue decisioni, scavalcata in ogni modo come una bambina demente, insomma non è in grado di prendere una decisione perchè appena ci prova uno dei suoi uomini decide di fare il contrario, magari con le cattive e lei si adegua, ovviamente.
Tutto questo per il suo bene, che diamine, perchè lei, poverina, ha bisogno di un tutore, di un mentore, di un accidenti qualsiasi che la diriga a bacchetta! Eppure è presentata come una donna di successo, anche molto conosciuta per il suo lavoro.
Ma questo non conta, la nostra Jo passa il suo tempo fra infiniti attrezzi da taglio da falegname mentali e trance più o meno volontarie, per cui cade morta e dura e rivive le gesta erotiche e non di Matilda; casa sua è un porto di mare frequentato liberamente da Nick, Sam e Tim, per i quali evidentemente non esistono chiavi o serrature che tengano e lei, invece di mandarli affanbagno in blocco, li tollera come se fosse normale trovarsi continuamente in camera questo o quell'energumeno.
La parte "storica" è la migliore, abbastanza ben ricostruita e plausibile nell'ambientazione; per il resto, il romanzo risulta irrimediabilmente datato, con situazioni e modi di comportarsi che nessuno accetterebbe più, nemmeno in un libro.
Mi è sembrata perciò un'occasione sprecata, poichè gli ingredienti per un buon libro c'erano, ma si perdono in un mare di chiacchiere che allunga la storia in modo insopportabile; il tutto condito da una diffusa atmosfera di vecchio e stantìo (non parlo delle regressioni nel Medioevo!), che denuncia tutti gli anni che questo romanzo si porta addosso.
Questo libro, perciò, è stato una grossa delusione, amplificata dall'aspettativa di cui lo avevo caricato.
Avevo pensato di rivenderlo, ma ci ho ripensato, preferendo tenerlo come monito: mai più acquisti affrettati.


Lucilla







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Commenti

  1. Cavolo Lucilla! Quasi quasi lo cerco anche io... così lo tengo come monito... mai, in assoluto, farsi ipnotizzare!
    Questo libro, mi sembrava averlo addirittura letto, ma non ricordo questa trama... boh?
    Comunque, batte persino la KEW che qualche stupretto qua e là lo utilizzava, ma almeno il protagonista era uno solo!
    Qui abbiamo un romanzo all'avanguardia!
    Lucillina, devo chiedertelo, ma... li trovi tutti tu?????

    RispondiElimina
  2. Grazie Lucilla... La recensione è divertente e brillante, come al solito e il monito è utile per tutte!!!

    Credo che questo filone dell'eroina maltrattata, ferita e, talvolta stuprata sia una costante di un filone (che forse si è esaurito negli anni 80) che ora risulta illegibile, quando non proprio stomachevole. Ma perchè le lettrici di allora anelavano tutta questa sofferenza?

    RispondiElimina
  3. giusta osservazione Noco, come mai secondo voi le lettrici adoravano leggere di donne maltrattate e poi alla fine, ma proprio alla fine "adorate" dai loro uomini? Su questo filone ha scritto anche tanto la Lindsey, se non sbaglio. Cosa ne pensate?

    RispondiElimina
  4. @ Lulli: eh sì, sembra proprio che li trovi tutti io, i romanzi-bufala.... si vede che li attiro!
    Però "La notte è un luogo solitario" della stessa autrice te lo raccomando.
    @ Noco:grazie, e poi il tuo spunto merita davvero una riflessione.
    Ciao
    Lucilla

    RispondiElimina
  5. "Ma perchè le lettrici di allora anelavano tutta questa sofferenza?"
    Forse in verità non se la cercavano ma venendo da secoli di sottomissione ed inferiorità erano più predisposte ad accettare che l'uomo alpha manifestasse tutta la sua natura prevaricatrice anche con gesti che ora consideriamo giustamente inaccettabili.
    Ora mi tolgo gli occhiali da prof e ...
    Questo libro è stato il primo acquistato col club vent'anni fà e ricordo che anche per me fu una enorme delusione. Credo, verso la fine, di non averlo neanche letto tutto perché non ne potevo proprio più. Se vuoi, lullibi, te lo vendo io! :-P

    RispondiElimina
  6. Grazie del supporto morale, cara Prof., mi fa piacere vedere che la mia non è una voce isolata e che anche a te non è piaciuto, 'sto libro.
    Parlando di cose serie, credo che tu abbia ragione nella tua analisi: una volta era normale che un uomo alpha, almeno nei romanzi, fosse forte di carattere anche con la sua donna, il tipo "forte ma tenero" non si era ancora
    affermato.
    Se interroghiamo le nostre nonne, del resto, scopriremo che esse consideravano normale un comportamento maschile al limite della cafonaggine, poichè questo era il modo di fare normale e questo le donne si aspettavano da loro.
    Anzi, se a una donna di una certa età dico che non tollererei mai uno schiaffo da parte di un uomo, sono io ad essere considerata "strana" e troppo moderna.
    Ciao
    Lucilla

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  7. Un solo commento su questa interessante recensione: ho nominato Lucilla "Regina delle metafore"!

    RispondiElimina
  8. "Anonimo" non mi piace, tendo a presentarmi. Sono Alessia. Ho letto questo libro qualche anno fa, per ben due volte... io lo trovo un bel tuffo in una fantasia che poi non è così fantasiosa, Jung, il famoso psicologo, interpretava l'anima come un'errante entità che si perpetua nei secoli, sino alla più aurea evoluzione. Mi piace pensare che questa teoria sia applicata ad un romanzo, a mio parere ben scritto e costruito. La stessa scrittrice ha pubblicato anche "L'ombra di una voce" ... ecco, quello per me è impossibile da leggere, il tema più o meno è lo stesso.... :-) Grazie per questo spazio! Ciao ciao

    RispondiElimina

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