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Ricomincio da te di ELoy Moreno

Ogni tanto, sono le lettrici a farci delle belle sorpresa. Infatti, Daniela, che ha vinto il libro in give-away, Ricomincio da te di Eloy Moreno, ci ha ringraziato scrivendo una bella recensione. LINK
Questo romanzo, che ricordiamo in Spagna ha ottenuto un successo strepitoso, e' il risultato della tenacia dello scrittore, che letteralmente ha stampato e distribuito il suo libro personalmente, fino a quando un editore importante non si e' accorto che vendeva bene. Si chiama self- publishing, anzi per meglio dire il fenomeno del self-publishing. Fenomeno perche' e' raro che qualcuno diventi famoso in questo modo.



E in Italia? Cosa ne pensate voi scrittori emergenti? Esiste realmente la possibilita' di diventare famosi pubblicando e facendosi pubblicita' da soli?
Consigliereste o vorreste provare questo tipo di pubblicazione?



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Direttamente dalla scrivania di Daniela( Bluewings)


Autore: Eloy Moreno
Titolo: Ricomincio da te
Titolo originale: El boligrafo de gel verde
Editore: Corbaccio
Traduttore: Silvia Bogliolo
Pagine: 384
Capitoli: 4
Anno di pubblicazione: 2012
ISBN: 9788863803143
Prezzo di copertina: 16.40 €
Reperibilità: libreria, siti online



Sinossi

È un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale. Eppure da bambino non era così. Aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno per starci con il migliore amico. E quello è stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell’estate la sua infanzia è finita. Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l’amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi... Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi.


Il mio parere


Ho letto che l’autore è arrivato al successo scegliendo un cammino non facile.
Invece che rivolgersi ad un editore ha preferito pubblicare il libro a sue spese.
Invece di cercare un distributore lo ha promosso personalmente nelle librerie ed è riuscito a venderne 3000 copie. Poi lo ha pubblicato un’importante casa editrice spagnola ed ha scalato le classifiche delle librerie. Eloy Moreno con impegno e tenacia è riuscito così ad arrivare al successo. Complimenti! Scopriamo ora il romanzo in questione: Ricomincio da te.
Come spesso accade preferisco il titolo originale a quello scelto per l’edizione italiana.
“El boligrafo de gel verde” che potremmo tradurre “La penna gel verde” si riferisce alla penna che dà lo spunto per la scrittura di questo diario di una rinascita.
Il protagonista perde in continuazione le sue penne in ufficio, allora decide di acquistarne una che scrive in verde così da riconoscerla.
Però perderà anche questa e la cercherà con determinazione.
Siamo nel 2002 quando lui, un uomo comune sulla quarantina, ripensa alla sua infanzia.
Lui e Tony erano amici inseparabili e passavano le vacanze insieme ospiti uno della famiglia dell’altro. Purtroppo mentre Tony era suo ospite era rimasto vittima di un incidente ed in seguito avevano smesso di frequentarsi. Crescendo avevano cercato di ricreare la vecchia intesa, ma a causa di una ragazza che piaceva ad entrambi, si erano definitivamente allontanati.
La ragazza in questione, Rebeca, Rebe per gli amici, si era innamorata di lui.
Si erano sposati ed era nato un bimbo, Carlitos.
Lui adesso è impiegato per una società di software, è responsabile di un gruppo di persone, ma prova un’angosciante senso di alienazione e di angoscia per una vita che sente sempre uguale e senza futuro.
Molto azzeccato e ben riuscito questo passo:

Anni fa abbiamo dovuto prendere una persona che facesse ciò che noi non riuscivamo più a fare. Ce ne mancava il tempo. E ci mancava il tempo perché dovevamo lavorare troppo. E dovevamo lavorare troppo perché, oggigiorno, per qualunque cosa occorrono soldi. Soldi per mantenere un bimbo che a malapena vediamo; soldi per pagare una persona che ci pulisce una casa dove a malapena passiamo qualche ora; soldi per vivere una vita che non ci godiamo più. Tutto così circolare, così ridicolo.

Lui vuole reagire e rompere l’apatia pensando ad un progetto che gli permetta di riappropriarsi del suo tempo. Poiché è attraverso di esso che possiamo vivere la nostra vita anziché lasciarla passare.
Vorrebbe parlarne con Rebe, ma teme che lei non accetti il suo piano e così finisce per allontanarsi ancora di più da lei.
L’autore ha approfondito molto la personalità ed i pensieri del protagonista sebbene, a mio parere, a volte abbia calcato la mano nel tentativo di rendere il lettore partecipe della sua depressione. Vengono ripetute più volte le descrizioni di certe situazioni, probabilmente allo scopo di esprimere il fastidio della monotonia.
Lo stile è molto fluido e scorrevole e si legge con piacere.
L’autore descrive i difetti della società moderna:
rapporti superficiali, mancanza di comunicazione, poco tempo per sé e per gli affetti, solitudine; sono alcuni degli aspetti che ci portano a vivere una vita in cui si spengono le speranze ed i sogni.
Molto spazio è dato anche alla narrazione della vita in ufficio. I colleghi vengono descritti attraverso i suoi occhi, ciò non sempre corrisponde alla realtà poiché, spesso, non ci si sforza di conoscersi veramente ma è assai più facile spettegolare.
Mi sono soffermata anche su questo periodo, un omaggio ai tanti nonni che si impegnano a crescere i nipoti.

"Chi è?" mi rispose una madre abituata che, almeno, le portassimo il nipotino fino in casa.
"Scendi tu che oggi non ce la faccio" urlai.
Urlai a una donna che tutte le mattine si alzava presto in modo che noi potessimo sopravvivere con l'altra nostra vita. A una persona che - in gran parte - sta facendo crescere nostro figlio; che non fa altro che occuparsi di ciò di cui noi non riusciamo a farci carico; che non si è mai lasciata sfuggire un lamento; che non mi ha mai rivolto un rimprovero. E sì, le urlai, e anche se non sarà mai in grado di rinfacciarmelo, so che ci rimase male.

Il libro mi è piaciuto perché offre uno spunto di riflessione sulla possibilità di creare un’esistenza adatta a soddisfare i nostri bisogni affettivi.

Daniela


Commenti

  1. Complimenti Daniela..veramente una bella recensione, molto sentita.. Si capisce veramente bene che il libro ti ha molto colpita..Grazie per averci reso partecipi, è sempre bello sentire nuove opinioni..

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  2. Personalmente sono contraria al self publishing, perché una casa editrice conosciuta e seria, anche se piccola, è un biglietto da visita importante per un autore (ma un autore deve anche darsi da fare da solo per promuoversi: negli Usa, dove sono più avanti di secoli, lo fanno tutti.)
    Solo pochissimi, fra gli emergenti, riescono a posizionarsi sul mercato con il self publishing. Si contano sulle punta delle dita. Diverso è il discorso per gli autori affermati - e negli Usa ce ne sono molti che hanno seguito questa via anche in campo romance - che, scegliendo di autopubblicarsi in digitale, non ci mettono molto a raggiungere il proprio pubblico on line. Certo anche questi grandi, poi si danno da fare sui social network o attraverso i vari blog per auto promuoversi.
    Detto ciò, la realtà del self publishing, che NON è filtrata da lettori di case editrici, e questo nel bene e nel male, sarà sempre più importante, e non solo per chi offre il servizio e ci guadagna. Tanto che i vari colossi della distribuzione, tipo Amazon e Barnes & Noble, ma anche gli editori tradizionali,tengono sotto osservazione le statistiche di vendita degli ebooks. Insomma, alla fine chi si autopubblica ed ha successo fa anche un piacere ai grossi nomi dell'editoria che si trovano la pappa bell'e pronta...
    Non sono favorevole all'autopubblicazione, ma se devo essere proprio onesta, ad autopubblicarmi ci avevo pensato anch'io ...
    Viv

    RispondiElimina
  3. Personalmente ho pubblicato in formato digitale e questo per una mia scelta personale, in quanto primo libro, sapendo fin dall'inizio che avrei dovuto cercare di trovare i miei spazi pubblicitari da sola. Francamente sono alquanto felice della scelta che ho fatto allora e la ripeterei senza pensarci due volte e questo perché la mia casa editrice è giovane, aperta da poco, ma estremamente seria e collaborativa in tutti i modi possibili, in poche parole, si danno da fare come me, se non più di me, per trovare tutti gli sbocchi necessari affinché possa crescere ed avere una maggiore visibilità. Ma a parte il discorso delle mie scelte personali, non posso fare a meno di sentirmi leggermente polemica nei confronti del mondo dell'editoria in genere. Chi pubblica in Italia, avendo un certo successo, sono quelli i cui nomi riempiono i rotocalchi rosa e scandalistici delle riviste che troviamo dal parrucchiere. A queste persone basta pensare di fare un libro (ovviamente scritto da qualcuno che l'italiano lo conosce) ed ecco che si fanno avanti tutti gli editori possibili, ingolositi dal fatto di avere un nome di richiamo nel proprio catalogo. Gli scrittori, quelli veri, continuano a fare "anticamera", in attesa che giunga finalmente il proprio turno. In mezzo a questa attesa spasmodica e spesso inutile, si inseriscono gli avvoltoi, quelle case editrici che non sono solo a pagamento, ma non sanno nemmeno dove l'editoria stia di casa e questo senza nulla togliere a quegli editori che, per quanto bravi e seri, sono costretti comunque a richiedere un contributo "onesto" ai propri autori. Detto questo (e mi sembra già abbastanza), non tutta la colpa ricade sulla latitanza cronica delle Grandi case editrici, in parte la dobbiamo attribuire a noi stessi, alla scarsa attitudine che abbiamo di leggere. L'Italia è uno degli Stati in cui si legge di meno, se non consideriamo la maniacale propensione per la Gazzetta dello Sport, escludendo ovviamente i Paesi in cui il reddito procapite non permette certamente la spesa per un libro. Quindi, se da una parte abbiamo editori che, per un motivo o per l'altro, si limitano a stampare un testo e poi a darlo in pasto al mercato in qualche modo, dall'altro abbiamo una popolazione che perde il proprio tempo a guardare gli intrighi pietosi e preconfezionati del Grande Fratello, piuttosto che le miserrime evoluzioni dell'Isola dei Famosi. In conclusione, a meno di non chiamarsi Umberto Eco, stampare un libro avvalendosi del self-publishig, piuttosto che farlo utilizzando la lunga ed estenuante trafila dell'editoria tradizionale, ai fini del proprio successo e del proprio guadagno non cambia molto, fino a quando si rimane confinati entro i limiti territoriali, non si ha la possibilità di poter evolvere verso il passo successivo e il mio consiglio è: fate tradurre il vostro libro e mettetelo su amazon (o una piattaforma simile), anche come ebook. Là fuori c'è un mondo intero che attende.

    RispondiElimina
  4. sapete che sarebbe proprio bello fare una discussione/articolo proprio su questo..sapete quanti scrittori emergenti ci sono nascosti dietro l'angolo e non lo sappiamo neanche per le difficili pratiche italiane??
    sarebbe bello avere altre informazioni riguardo al self-publishing e altro..anche per non scoraggiare le rose nostre..che scrivono per diletto ma i loro probabili capolavori rimangono nascosti in un cassetto, o in una cartella del pc..

    RispondiElimina

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