Direttamente dalla scrivania di Patrizia Ferrando
Interno
notte. Una flebile luce di lampada a petrolio si irradia nella stanza
spoglia. Sullo spartano letto al centro della camera giace un uomo, gli
occhi chiusi, un braccio fasciato, il bel profilo delineato dalle ombre,
ma la guancia segnata da una brutta ferita. La figura vestita di
bianco, poco discosta dal capezzale, chiude il libro da cui leggeva
sommessamente, si alza e con passi leggeri si avvicina per sorvegliare
con sollecitudine il sonno dell’infermo. STOP!
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No, non è stato il
regista a gridare, ma la scena ricorda molti film, tantissimi romanzi e
una gran numero di esperienze di vita vera. Chi non ha mai sentito
parlare di sindrome della crocerossina? Sì, proprio il fascino
indiscreto dell’uomo da curare, salvare, sostenere e consolare. E la
tendenza della donna non solo a prodigarsi in cure, ma a compiacersi
particolarmente della propria attitudine ad assistere e guarire, a
tenere la mano a eroi feriti nel corpo o nell’anima.
Le
varianti romance del tema sono quasi infinite: eroi caduti da cavallo,
feriti in guerra o in duello, vittime di incidenti, in genere nel
tentativo di compiere qualche eroica sortita, oppure afflitti da una
qualche infermità di lunga data e amareggiati da tempo, attendono tra le
pagine, soprattutto dei romanzi storici, fanciulle capaci di amori che
guariscono, pronte a vegliarli, terger loro il sudore o fasciare arti
vari, ma anche riconciliare con la bellezza della vita e dell’amore.
Altro ricco filone è quello degli smemorati, che coraggiose dame
riconducono a ricordi e passione. Non che la trama, o i casi del
destino, debbano per forza proporre casi da reparto traumatologico o
chirurgia d’urgenza: gli uomini infelici, sfregiati nell’animo da
infanzie dolorose, relazioni disgraziate, incomprensioni da parte di
famiglia, società, ton inglese o esercito, non mancano di trovare
schiere di consolatrici.
Molti hanno detto che perfino le 50 -discusse
fino alla saturazione- sfumature, altro non sono che l’ennesima
declinazione della sindrome della crocerossina, in cui la fanciulla pura
lenisce, con il suo sentimento innocente, il dolore delle cicatrici,
inferte da traumi ripetuti all’anima dell’oscuro Mr Grey.
D’altra
parte, non mancano blasonatissimi rami nell’albero genealogico delle
crocerossine: ne La Gerusalemme Liberata la dolce Erminia vagheggia la
possibilità di assistere il ferito Tancredi e di risanarlo grazie alla
sua conoscenza delle erbe medicamentose, fino a diventare sua sposa,
accompagnarlo in Italia ed essere ovunque riconosciuta come colei che ha
restituito all’eroe vigore e bellezza.
Nel
romance tutto volge come da regola all’happy end: può essere che lui
confessi amore nel delirio, o veda lei come un angelo nell’annebbiamento
febbrile, che lasci cadere le sue resistenze; oppure la nostra eroina è
colei la quale intuisce la profondità del sentimento tra bende e
medicine, per tacere della visione e della lecita intimità col corpo e
la pelle virile…Allo stesso modo, non si contano coloro i quali “rimasti
offesi nei sentimenti” ( ve li ricordate Aldo, Giovanni e Giacomo in
versione ticinesi?) rinascono perché presi per mano da una lei tenera e
indomita.
Nella
realtà, però, la sindrome della crocerossina rischia di portare su
strade molto pericolose, che vanno dal dedicarsi inutilmente a uomini
che non cercano una compagna ma un appoggio, fino a ipotesi peggiori,
come il rimanere invischiate in situazioni paludose e soffocanti.
Bisognerebbe
parlare anche del cliché dottore-infermiera, ma non solo chi in ambito
sanitario ci lavora subisce il fascino del camice bianco! Questa, però, è
un’altra storia…
Patrizia F.
Patrizia con il suo meraviglioso taglio giornalistico mi piace sempre. La sindrome da crocerossina è una caratteristica tipica di tante donne, e se lo sei non c'è cambiamento che tenga, resti crocerossina a vita.
RispondiEliminaFrancy M. (suorina missionaria ecc ecc.) :)
Patri...come al solito fantastica!!!! eh si, la figura della crocerossina nei libri mi ha sempre affascinata... ne soffrirò forse un pò amche io?;P Anche se devo ammettere che ultimamente venga largamente sfruttata e cominci a stancarmi un pò...Credo che ormai noi lettrici abbiam
RispondiEliminao bisogno di figure di donne più forti e indipendenti...piuttosto che di crocerossine sempre dedite al proprio uomo...
Comunque brava Patri!!
SereJane
L'ultimo pezzo del post mi suona familiare...-.-
RispondiEliminaEbbene sì, anche io soffro di questa sindrome, ma sto cercando di smettere! Almeno nei libri il "Bisognoso" di turno merita!!
Brava Patty! :)
Cassie
Ah, la sindrome della crocerossina....e la malattia da camice bianco, l'affezione da stetoscopio, senza dimenticare l'avvelenamento da abuso di medicinali (o di medici!), il mondo "bianco" ha davvero un fascino particolare. Come noi sappiamo tutte bene, vero, cugiPatty?
RispondiEliminaMi mancava un tuo post, col tuo inconfondibile modo di coniugare informazione e romance! Brava!
Ciao
Lucilla
Grazie ragazze...ormai per voi non ho segreti ;) L'affezione da stetoscopio è diventato un grande classico se non un tormentone: ma abbiamo detto che altro non simboleggia che il nostro desiderio di essere auscultate...cioè ascoltate nel profondo! Condividere con voi qualche considerazione tra serio e faceto è sempre un piacere, in fondo penso che nel romance ci sia il sogno, ma anche la possibilità di sorridere di noi stesse.
RispondiEliminaPatrizia
Malefica sindrome della crocerossina, che comunque non mi appartiene nemmeno letterariamente. All'eroe di turno con siffatte paturnie io di solito tendo a volergli dare il colpo di grazia, o per lo meno salutarlo con un sentito "vai a quel paese" e lasciarlo discendere per la sua strada!
RispondiEliminaBrava Patrizia, hai colto nel segno! Il fascino del tormentato sicuramente esiste, ma lasciamolo nei libri, nella realtà è meglio evitarli come la peste!