Direttamente dalla scrivania di Patrizia F.
Immagino che porre
nelle prime righe di una recensione un parallelismo tra romance e profumo di
gran classe renda palese come mi stia apprestando a una sdolcinata bocca di
rosa, quindi lo ammetto subito: La resa di Piers, di Eloisa James, è in
assoluto uno dei romance storici che più ho adorato negli ultimi tempi.
Perché
il paragone con l’eau de parfum? Semplice: in qualsiasi buona profumeria vi
spiegheranno come, passando dalla boccetta alla pelle, la fragranza sprigiona
note di testa, immediate da percepire, note di cuore, successive, e infine le
persistenti note di fondo.
Ebbene, questo
romanzo ha le note perfette, almeno per avvincere completamente la
sottoscritta. Unica avvertenza: è un libro per certi aspetti poco
convenzionale, lato positivo ai miei occhi, ma che potrebbe invece non incontrare il gradimento di altre lettrici.
La scrittrice
dichiara nero su bianco che le fonti d’ispirazione sono due: la fiaba de La Bella e la Bestia, e il televisivo Dr.
House. Vi suonano inconciliabili? Non è così.
Piers, nobile ma reso invalido da
un triste episodio infantile, è chiamato la Bestia per il suo pessimo carattere, e vive in
una dimora del selvaggio Galles primo ‘800, dove esercita con passione e
genialità, ma nessuna gentilezza, la professione medica.
Linnet spicca per la
sua bellezza, che tuttavia la espone a invidie e pettegolezzi; in più, intuiamo
sottotraccia, pur essendo una ragazza brillante e arguta ha una femminilità
piuttosto irrisolta.
In quel di Londra, la giovane si ritrova con un padre
anaffettivo e farsesco e una zia tragicomica, i quali, nel momento in cui uno
scandalo innescato solo da equivoci la investe, non trovano di meglio che
spedirla nel Galles quasi come un pacco postale, dopo averla consegnata al
padre di Piers, a quanto pare ossessionato dal lignaggio regale, dandogli a
intendere che Linnet porta in grembo un bambino illegittimo sì, ma concepito
con un uomo d’altissima stirpe, un erede che il figlio non potrebbe mai
generare per la sua infermità.
Catapultata nella dimora
dell’intrattabile dottore, la ragazza non arretra: così, dopo le note di testa
di una ironica favola e della sfida tra una seducente debuttante e uno studioso
ruvido e disincantato, avvertiamo le note di cuore.
Entrambi hanno le loro
ferite, entrambi devono accettare di mettersi in gioco: Piers è fin troppo
consapevole dei mali del mondo, eppure troverà una risonanza tra la sua
divorante passione medica e la necessità di aprirsi al perdono, all’amore, alla
speranza. Linnet è conscia della propria avvenenza, piuttosto convinta di
bastare a se stessa e di essere estranea alla passione: naturalmente, la sua
sensibilità sboccerà pienamente solo tra le braccia di un uomo speciale. Non ci
sono vuote schermaglie, ma dialoghi acuti e spesso divertenti, situazioni
sensuali e insolite, un senso profondo di scoperta reciproca abbastanza raro
nel romance storico.
La commedia vira
poi in dramma, secondo me con ottimo affresco di una riuscita, quanto sofferta,
presa di coscienza di come la volontà di cambiare il mondo e il coraggio di
amare e lasciarsi amare siano due facce della stessa medaglia. E in questa
“resa” , in una citazione indiretta della magia dell’amore inatteso e
corrisposto, quella che nella fiaba spezza l’incantesimo, incontriamo la
persistenza delle metaforiche note di fondo.
Non può mancare il lieto fine, anche se, devo ammettere, in
coda a un romance tanto coinvolgente proprio queste pagine suonano meno
interessanti.
Ah, chi legge
questo libro della James incontra uno dei maggiordomi più divertenti del
regency!
Che dire? Amo i
medici, adoro il Dr House, non mi piacciono le trame troppo impostate su passi
di minuetto e sguardi dalla carrozza. La diagnosi, direbbe Piers, è una sola:
sono condannata a fare di un romanzo come questo un DIK.
Benedetta cugina, ben vengano questi tuoi consigli, se riguardano un romanzo non completamente convenzionale e senza troppe vuote sdolcinatezze o dialoghi vertenti solo sul l'aria fritta! Venendo da te, il consiglio non può che essere accolto: non sia mai che lasciamo un povero dottore a rigirarsi lo stetoscopio tra le mani (esistevano già?), men che meno uno così affascinante.... Credo proprio che leggero' questo libro.... Grazie per il consiglio e l'ottima recensione, invogliante al punto giusto!
RispondiEliminaCiao
Lucilla
Grazie Lucilla...penso che ti piacerà! Per la cronaca, credo che lo stetoscopio in forma moderna sia entrato in uso verso metà ottocento...a inizio diciannovesimo secolo cominciavano a circolare quelli...a 'mo di corno per amplificare il suono. Però però però,,,qualcuno ricorda il Dr. House in aereo, che, dovendo auscultare in emergenza il petto della sua amata/odiata direttrice, fa all'antica e poggia l'orecchio, con modi inaspettatamente delicati?
EliminaPat
Patrizia, ma che bella e olezzante recensione! Ma lo sai che quasi percepivo un profumo? Chanel n.5, non so perché, visto che all'epoca ancora non esisteva... mah... comunque ti ringrazio per questa elegante, come il tuo solito, e invogliante recensione, senza svelare la trama mi hai incuriosito.
RispondiEliminaHo l'ebook, questi della Mondadori li acquisto tutti, visto anche i prezzi economicissimi, però ne devo leggere una marea... prima o poi lo leggerò
Bellissima recensione per un romanzo speciale, che a me è piaciuto, ma che, come Pat, temo possa incontrare molti detrattori...
RispondiEliminaCome sempre Pat sai dare alla tua prosa grazia ed eleganza...
Libera
Ragazze, se fate così arrossisco...per tacer della mia vanagloria che si espande a dismisura!!!
RispondiEliminaPat