Direttamente dalla scrivania di Noco
Da qualche mese dei piccoli incidenti quotidiani mi hanno reso nervosa e non incline alla diplomazia che di solito mi contraddistingue. Non ritengo però, l’ho dichiarato più volte, che il mio giudizio su di un libro possa in nessun modo indurre chicchessia ad acquistarlo o meno. Mi piace scrivere a mente fresca ciò che penso, unicamente per me, me lo impongo, altrimenti, nel calderone dei molti libri che leggo ogni mese, le sensazioni rischiano di accavallarsi e di perdersi.
Detto questo, mi sento del tutto libera di pensare cosa voglio di ciò che leggo, visto che ogni titolo che commento l’ho acquistato, mantenendo, sono molto attenta su questo punto, toni civili e rispettosi del lavoro altrui. Naturalmente non sono una scrittrice quindi ciò che scrivo per me può risultare del tutto incomprensibile ai più.
Non amo la giungla delle auto-publicazioni perché, senza dilungarmi troppo, ritengo che le case editrici, se fanno bene il loro lavoro, hanno un ruolo essenziale di filtro e revisione insostituibile. D’altra parte trovo coraggiosa la scelta di monitorare i successi in questo campo e riproporli (opportunamente editati) con un marchio editoriale, come a voler dimostrare che si desidera dare importanza al gusto del pubblico.
Volendo premiare, quindi, sia la coraggiosa Casa Editrice Newton Compton, sia il nome italiano esordiente di copertina, come faccio spesso, ho comprato il giorno stesso dell’uscita il libro digitale (eh sì, non nascondo che il procedimento d’acquisto on-line è comodo e veloce) : Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca.
Ho letto il libro qualche giorno dopo Natale cercando una lettura d’evasione adatta al periodo. Ed ho trovato ciò che volevo: spirito natalizio, ritmo scandito da qualche incomprensione, un tocco d'ironia e tanto romanticismo; insomma una bella favola natalizia scritta con uno stile semplice, fresco e scintillante, condita da dialoghi frizzanti e da un'atmosfera luccicante che fa molto Natale.
I personaggi, sebbene del tutto inseribili nei tipici schemi favolistici tradizionali sono credibili e verosimili, sia i principali, sia i secondari: non sono indimenticabili ma sono piuttosto riusciti.
Insomma: piacevole e rilassante, romantico al punto giusto, dolce, ma non iperglicemico. E soprattutto rilassante perché semplice!
Ma una costruzione coerente e lineare, una scelta di ambientazione azzeccata per il periodo, un’elevata leggibilità non bastano certo per me per meritare il voto riservato all’eccellenza!
Innanzitutto, voglio essere molto chiara: la scelta dell’ambientazione è del tutto anonima.
Non conosco New York, e, confesso, nemmeno così tanto Milano…
Ma sì, entrambe le location mi van bene come sfondo se la scena è costruita in modo accattivante e personale.
Riporto ciò che ho scritto a caldo sul mio social preferito anobii, dove, per incoraggiamento, ho assegnato 4 stelline al romanzo:
Aggiungo, a freddo, che Io (ma forse solo io, per carità) amo l’ambientazione italiana perché riscontro che normalmente un’autrice italiana in casa sua riesca a tirare fuori il meglio.
Vediamo se riesco a spiegarmi: un autore scrive prima di tutto con talento, tecnica, mestiere, ordine, ma anche con il cuore. E questo è un aspetto non secondario rispetto agli altri! Altrimenti il romanzo è piatto, magari perfetto stilisticamente, ma monodimensionale.
Di solito, trovandosi a dover costruire una scena in posto che ben conosce, e che ama, uno scrittore riesce a far suo l’intreccio, ad infondere quel quid, quella marcia in più di personalità che dona sentimento ad uno scritto. In questo romanzo c’è poca anima, poco cuore, insomma poca Cassandra Rocca. E questo è un tocco di gelo che ho percepito chiaramente e che sarebbe potuto essere facilmente superato da una pannellata di soggettività in più, magari, appunto con l’aria di casa.
Secondo importantissimo punto, su cui volutamente non ho voluto calcare la mano perché questo è un romanzo d’esordio dove i margini di crescita ci possono chiaramente essere, è che non ho trovato alcuna originalità. L’autrice non si è presa nessun rischio, nessuna variante azzardata rispetto ai clichè tipici del romance contemporaneo natalizio, manca del tutto l’audacia e il risultato è che non c’è nessuna qualità distintiva rispetto a tante altre trame già lette, niente che me lo possa far ricordare in mezzo alla massa, davvero poco mordente: non c’è nulla che buchi le pagine, il tutto è molto ordinario. C’è molta, troppa prevedibilità: sebbene questo sia molto rassicurante è davvero poco emozionante.
Altri aspetti che ho trovato non proprio positivi riguardano la poca solidità della trama, che talvolta sembra perdersi in incomprensioni ingiustificate tra i protagonisti che danno l’impressione di voler allungare il brodo senza avere un’utilità effettiva nella costruzione dell’intreccio. Imputo questi difetti puramente all’inesperienza e quindi non mi dilungo troppo.
Insomma un romanzo che confermo di voler consigliare a chi cerca una scorrevole e luminosa lettura natalizia, che scalda il cuore per la durata della lettura e lascia il sorriso sulle labbra, ma che mi aspetto sia un punto di partenza da superare in vista di romanzi più complessi e personali.
Noco
Da qualche mese dei piccoli incidenti quotidiani mi hanno reso nervosa e non incline alla diplomazia che di solito mi contraddistingue. Non ritengo però, l’ho dichiarato più volte, che il mio giudizio su di un libro possa in nessun modo indurre chicchessia ad acquistarlo o meno. Mi piace scrivere a mente fresca ciò che penso, unicamente per me, me lo impongo, altrimenti, nel calderone dei molti libri che leggo ogni mese, le sensazioni rischiano di accavallarsi e di perdersi.
Detto questo, mi sento del tutto libera di pensare cosa voglio di ciò che leggo, visto che ogni titolo che commento l’ho acquistato, mantenendo, sono molto attenta su questo punto, toni civili e rispettosi del lavoro altrui. Naturalmente non sono una scrittrice quindi ciò che scrivo per me può risultare del tutto incomprensibile ai più.
Non amo la giungla delle auto-publicazioni perché, senza dilungarmi troppo, ritengo che le case editrici, se fanno bene il loro lavoro, hanno un ruolo essenziale di filtro e revisione insostituibile. D’altra parte trovo coraggiosa la scelta di monitorare i successi in questo campo e riproporli (opportunamente editati) con un marchio editoriale, come a voler dimostrare che si desidera dare importanza al gusto del pubblico.
Volendo premiare, quindi, sia la coraggiosa Casa Editrice Newton Compton, sia il nome italiano esordiente di copertina, come faccio spesso, ho comprato il giorno stesso dell’uscita il libro digitale (eh sì, non nascondo che il procedimento d’acquisto on-line è comodo e veloce) : Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca.
Ho letto il libro qualche giorno dopo Natale cercando una lettura d’evasione adatta al periodo. Ed ho trovato ciò che volevo: spirito natalizio, ritmo scandito da qualche incomprensione, un tocco d'ironia e tanto romanticismo; insomma una bella favola natalizia scritta con uno stile semplice, fresco e scintillante, condita da dialoghi frizzanti e da un'atmosfera luccicante che fa molto Natale.
I personaggi, sebbene del tutto inseribili nei tipici schemi favolistici tradizionali sono credibili e verosimili, sia i principali, sia i secondari: non sono indimenticabili ma sono piuttosto riusciti.
Insomma: piacevole e rilassante, romantico al punto giusto, dolce, ma non iperglicemico. E soprattutto rilassante perché semplice!
Ma una costruzione coerente e lineare, una scelta di ambientazione azzeccata per il periodo, un’elevata leggibilità non bastano certo per me per meritare il voto riservato all’eccellenza!
Innanzitutto, voglio essere molto chiara: la scelta dell’ambientazione è del tutto anonima.
Non conosco New York, e, confesso, nemmeno così tanto Milano…
Ma sì, entrambe le location mi van bene come sfondo se la scena è costruita in modo accattivante e personale.
Riporto ciò che ho scritto a caldo sul mio social preferito anobii, dove, per incoraggiamento, ho assegnato 4 stelline al romanzo:
Unica nota dolente, che per me è un pallino, devo essere sincera, è questa: da un'autrice italiana io mi aspetto una location italiana... sarà un limite campanilistico, ma io lo noto subito.
Perché non Milano? Molte delle caratteristiche descritte (neve, freddo, addobbi scintillanti e regno dello shopping) ci sarebbero state senza neppure troppo sforzo.
Aggiungo, a freddo, che Io (ma forse solo io, per carità) amo l’ambientazione italiana perché riscontro che normalmente un’autrice italiana in casa sua riesca a tirare fuori il meglio.
Vediamo se riesco a spiegarmi: un autore scrive prima di tutto con talento, tecnica, mestiere, ordine, ma anche con il cuore. E questo è un aspetto non secondario rispetto agli altri! Altrimenti il romanzo è piatto, magari perfetto stilisticamente, ma monodimensionale.
Di solito, trovandosi a dover costruire una scena in posto che ben conosce, e che ama, uno scrittore riesce a far suo l’intreccio, ad infondere quel quid, quella marcia in più di personalità che dona sentimento ad uno scritto. In questo romanzo c’è poca anima, poco cuore, insomma poca Cassandra Rocca. E questo è un tocco di gelo che ho percepito chiaramente e che sarebbe potuto essere facilmente superato da una pannellata di soggettività in più, magari, appunto con l’aria di casa.
Secondo importantissimo punto, su cui volutamente non ho voluto calcare la mano perché questo è un romanzo d’esordio dove i margini di crescita ci possono chiaramente essere, è che non ho trovato alcuna originalità. L’autrice non si è presa nessun rischio, nessuna variante azzardata rispetto ai clichè tipici del romance contemporaneo natalizio, manca del tutto l’audacia e il risultato è che non c’è nessuna qualità distintiva rispetto a tante altre trame già lette, niente che me lo possa far ricordare in mezzo alla massa, davvero poco mordente: non c’è nulla che buchi le pagine, il tutto è molto ordinario. C’è molta, troppa prevedibilità: sebbene questo sia molto rassicurante è davvero poco emozionante.
Altri aspetti che ho trovato non proprio positivi riguardano la poca solidità della trama, che talvolta sembra perdersi in incomprensioni ingiustificate tra i protagonisti che danno l’impressione di voler allungare il brodo senza avere un’utilità effettiva nella costruzione dell’intreccio. Imputo questi difetti puramente all’inesperienza e quindi non mi dilungo troppo.
Insomma un romanzo che confermo di voler consigliare a chi cerca una scorrevole e luminosa lettura natalizia, che scalda il cuore per la durata della lettura e lascia il sorriso sulle labbra, ma che mi aspetto sia un punto di partenza da superare in vista di romanzi più complessi e personali.
Noco
Bellissima, elegante ed educata recensione. Come sono tutte le recensioni di Noco. Non ho letto il libro e non posso dare la mia opinione. Dico solo che, ultimamente, parecchi libri sembrano tutti uguali. La differenza sta nello stile e nel testo senza sbavature. A volte, una storia che appare essere già stata scritta è migliore di un'altra. Non sono d'accordo con Noco, sulla location che deve essere nostrana se la scrittrice è Italiana. Però, ripeto, non ho letto questo libro e non posso sapere se le impressioni di Noco sono da condividere o no.
RispondiEliminaComplimenti a Noco per la recensione, poiché viene detto tutto ma con educazione. Neanch'io ho letto il libro, ma è in scaletta per questo mese, anche se non è Natale....
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'ambientazione, il discorso è più complesso: preferisco ambientazioni straniere perché, lo ammetto, mi fanno sognare di più; però se Italia deve essere, allora sono meglio le autrici italiane, le straniere non conoscono abbastanza il nostro paese e le descrizioni, nei loro romanzi, fanno molto "cartolina."
Complimenti a Cassandra per l'esordio, conto di immerger impresto nelle sue atmosfere natalizie. :)
Lucilla non solo le descrizioni fanno cartolina e non vita vissuta ma ci sono sempre tanti pregiudizi, nel bene e nel male... queste autrici straniere dovrebbero studiare molto di più prima di ambientare in Italia i loro romanzi, anche quelli storici!
EliminaEcco, appunto: non potevi dirlo meglio, Libera! E sarei anche stufa di leggere ste straniere che blaterano solo di eroi ed eroine italiane "bruni": ma ci sono mai andate, che so, agli Uffizi? Mai sentito parlare di una tal Venere di Botticelli? Più bionda di così....
EliminaBella recensione Noco, completa e garbata!
RispondiEliminaConcordo quasi su tutto. Una lettura piacevole, senza slanci particolari, ma fluida e veloce, per un pomeriggio "natalizio" sul divano. Come quando guardiamo le commedie romantiche (natalizie e non), regala un sorriso e qualche ora piacevole.
Non concordo sulla location. Per me non deve essere italiana per forza, e ho sentito che l'autrice ne ha scelta comunque una che ammira, anche se da lontano. Inoltre credo che, se non per le luci, per altri motivi sia stata scelta funzionale alla trama. Per esempio per il lavoro della protagonista che, qui in Italia, non credo esista o prenderebbe piede.
Sono fiduciosa per i prossimi libri di Cassandra. La base è ottima, lo stile piacevole, l'esperienza le insegnerà come rinnovarsi per la trama e le scelte socioambientali!
Grazie a Noco per la recensione e a tutte per i commenti. Quando ho scritto questo "libro" volevo solo fare un esperimento per testare il mio lavoro sulle lettrici, e in realtà doveva essere solo un racconto natalizio. Non mi ero prefissa di scrivere un best seller, né qualcosa di complesso. Era quasi Natale e avevo bisogno di dolcezza, per questo è venuta fuori una sorta di favola. Mi dispiace che l'ambientazione sia risultata anonima a Noco, anche perché è stata proprio il motivo per cui in tanti hanno acquistato il libro (o almeno è ciò che mi hanno detto). Io non amo particolarmente le ambientazioni italiane, mi danno la sensazione di non staccarmi dalla realtà. E, come ha detto Libera, è stata la trama a portarmi a New York, non l'ho scelta a tavolino. Una tradizione forte legata all'albero di Natale non esiste, qui in Italia, mentre a New York c'è questo rito cittadino dell'accensione che mi intriga da matti. E nemmeno la personal shopper è una figura che qui esiste, se non legata a moda e stile. Per di più, per quanto i nostri attori possano essere famosi e paparazzati, niente batte Hollywood. In ogni caso, non sono mai stata a New York né a Milano, né in quasi nessuna città italiana degna di nota, perciò, se dovessi scrivere solo di luoghi che conosco, dovrei ambientare le mie storie solo a Genova! :D
RispondiEliminaSono comunque felice di sapere che ha regalato un sorriso a chi lo ha letto. Questo, unito al successo che ha avuto, è più di quanto osassi sperare quando l'ho messo online ormai più di un anno fa.
Un abbraccio a tutte!
Cassie
Interessante precisazione, grazie.
EliminaAspetto al prossimo con ansia il prossimo lavoro, magari più "consapevole"!
noco
ps A me Genova andrebbe benissimo, guarda la Masella che riesce a tirar fuori!!
Eh, ma la Masella è la Masella! E conosce la città molto meglio di me! Trovo che sia una location adatta al romanzo storico o al noir, però sul contemporaneo la vedo male! :D Forse perché ci vivo e vedo i difetti...
EliminaComunque mai dire mai, forse un giorno una città italiana mi ispirerà abbastanza da provarci! ;)
Grazie ancora!
Cassie
La penso come Cassandra, le ambientazioni italiane sono troppo "normali" per me. Leggere è evadere dalla realtà quotidiana, visitare luoghi mai visti. A Milano ci sono andata, anche a Genova, Firenze, non parliamo di Roma. Non riesco a sentire il pathos. Ma il bello non è proprio questo, che ogni lettrice trova la sua scrittrice da seguire? ;)
EliminaBella recensione, equilibrata e professionale! Si esaltano i punti di forza e si sfiorano quelli critici dando l'idea complessiva dell'opera senza smontarla o mortificarla. Emi
RispondiEliminaIo invece, l'ho letto il libro della Rocca.Non mi e' dispiaciuta l'ambientazione New York, ma a dire il vero, per me mancava qualcosa, mancava proprio l'effetto magico...che da il Natale. Eppure l'ho letto proprio durante una giornata fredda fredda, bella rintanata sotto il mio piumone. Non e' perche' la storia non aveva nulla di nuovo, e nemmeno la sua ambientazione, era scritto bene, mi ha strappato non pochi sorrisi....ma...non sono riuscita a entrare nella storia. I personaggi li ho sempre sentiti estranei. Pero', come ben sapete io vado a "pelle" e sempre controcorrente, quindi prendete il tutto come il mio personalissimo pensiero. Resto anche io in attesa di un nuovo libro della Cassandra :)
RispondiEliminaConfesso di non amare le storie natalizie, di evitare i romanzi con New York nel titolo...
RispondiEliminaL'ho letto perché mi è stato molto gentilmente donato (ma probabilmente l'avrei acquistato ugualmente per curiosità). E' stata una gradita sorpresa: riesce a essere dolce senza essere sdolcinato, lieve senza essere leggero, mette di buon umore soprattutto. La scrittura è buona e abbastanza varia (so, per esperienza, che agli inizi si va con i piedi di piombo. Ed è bene!) Sì, è prevedibile, ma lo sono tanti romance di tantissime autrici acclamate. Forse l'ho già scritto in un commento: è un'opera prima che lascia ben sperare. Forza, cassandra!
maria masella
Marri, detto da te è un grande onore e mi fa un piacere immenso! Grazie davvero :')
EliminaSe lo dice la Profa Masella io ci credo. E lo devo leggere per forza!
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