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Ritrovarsi a Green Valley 1^parte

Perche' pubblicare un racconto di due lettrici sconosciute?
Per vari motivi:
- Questo racconto , scritto a 4 mani, e' il risultato di una bella amicizia che si e' instaurata tra due lettrici che si sono conosciute grazie a questo blog.( qui la prefazione al racconto LINK)
- Le immagini mentali che hanno dei loro personaggi sono molto "stuzzicati", giudicate voi:








- Last, but not least, era l'unico modo, per me, di poter finire la lettura di questo racconto.
Infatti, le due fanciulle mi hanno mandato in lettura solo i primi 4 capitoli di "Ritrovarsi a Green Valley", e poi mi hanno lasciato a becco asciutto.
Non penso di esagerare, infatti, invito anche voi a leggere questi primi capitoli( sono molto brevi, non vi preoccupate) e poi dirmi se riuscirete a resistere fino al prossimo venerdi quando verra' pubblicato il seguito. Ce la faremo ad aspettare?


Juneross













RITROVARSI A GREEN VALLEY
di Lety & Lilli





1 capitolo


Il tempo sembrava non passare mai, nonostante l'alta velocità a cui lanciava il fuoristrada noleggiato all'aereoporto di Boise. Gli avevano chiesto che tipo di auto volesse, senza scomporsi aveva risposto "la migliore", ma doveva immaginarlo che gli standard dell'Idaho non erano gli stessi di New York. Mancava poco ormai, era stanco, spossato, prima la telefonata di sua madre, il volo, il viaggio in macchina... e poi... lui detestava guidare, preferiva di granlunga le moto, ma quello non era un viaggio di piacere. Tutt'altro.

Ritornava a Green Valley dopo 3 anni. E lo faceva perchè suo padre stava male, perchè doveva occuparsi del ranch, quantomeno finchè Richard Small (preferiva pensare a lui in questi termini...) non si fosse rimesso o avesse trovato qualcuno di competente cui delegare l'amministrazione della tenuta. Lo faceva, insomma, per senso del dovere e per amore di mamma Helen e di nonna Thea.

Non ci aveva ancora messo piede e già si sentiva soffocare. Era "fuggito" da quel posto dimenticato da Dio appena ne aveva avuta l'occasione.

Fuggito dalle mucche, dai vitelli, dai trattori, da sterminati acri di terra sempre uguale, da quel destino che sembrava già scritto, ma soprattutto da quel padre freddo e autoritario che non gli aveva mai perdonato la sua carriera newyorkese. Peter Small, l'ex bambino pestifero di Green Valley, Peter il terribile, si era prima laureato a pieni voti in ingegneria dei sistemi e poi con un amico aveva rilevato, più per scommessa che altro, una società sull'orlo della bancarotta, e da lì era nato un piccolo impero. I primi tempi tornava a casa due o tre volte l'anno, poi solo a Natale fino a diradare le sue visite al punto che di anni ne erano passati ben tre. Certo inviava regali ad ogni occasione, costosissimi regali, suo padre non commentava mai, mentre la mamma e la nonna gli avrebbero sempre e comunque perdonato tutto e ammiravano estasiate le cartoline che ricevevano da ogni parte del mondo quando Peter partiva per affari o per svago, pensando con orgoglio al loro ragazzo divenuto un uomo così ricercato e importante.

C'era quasi, ancora qualche chilometro e lo Yellow Rose Ranch, sarebbe apparso all'orizzonte in tutta la sua campagnola grandiosità. Rise. Oh si abitava a New York da anni, in un attico che tutti gli amici gli invidiavano, era un manager di successo, vestiva Armani, guidava una Maserati ed era assediato da donne bellissime e disponibili. Eppure c'era una cosa che nessun vestito italiano avrebbe mai potuto cambiare, l'appartenenza, sia pure non voluta, a quel posto che si apriva in quell'istante davanti a lui, ma soprattutto all'uomo che lo abitava e che ne era a capo. Suo padre.

Imboccò il viale d'accesso e spense sia l'auto che l'ennesima sigaretta. Doveva sbrigarsi, erano quasi le 04:20 del mattino, tra poco i lavoranti del ranch avrebbero iniziato le loro attività e tutto avrebbe preso vita. Sempre la stessa irripetibile vita. Riaccese l'auto, ingranò la marcia e partì fermandosi nello spiazzale antistante la grande casa , accorgendosi di aver urtato qualcosa nella frenata. Ecco, proprio il "buon" auspicio che ci voleva per il suo ritorno, pensò amaramente, il figliol prodigo torna a casa e anzichè mangiare il vitello grasso ucciso dai servitori era stato lui stesso probabilmente a metterlo sotto con l'auto. Pronunciando fiumi di imprecazioni si affrettò a scendere dalla macchina.......





2 capitolo


Non era ancora pronta… sapeva di doverlo rivedere e affrontare, ma perché adesso? Rebecca, Becky per tutti, era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta del fuoristrada fino a che non se lo era trovato davanti, per fortuna schivandolo in tempo, cosa che non poteva dirsi per il suo vecchio zaino di pelle nera!

Era già partita pronta alla battaglia, rialzandosi tutta infangata:

“Oh mio Dio, il mio povero zaino!! Ehi ma è questo il modo di guidare nel cortile di una casa?? E chi è lei per aggirarsi in una proprietà privata???

“ Questa è casa mia e la domanda non è chi sono io, ma chi sei tu in giro come un fantasma a quest’ora?”

Ecco il suo sogno e incubo di ragazzina trasformato in realtà! Peter Small era tornato!

“Peter… ciao sono Becky… abito qua, ti ricordi?”

Che cosa stupida da dire, non poteva tirare fuori qualcosa di più brillante come prima conversazione dopo 10 anni che non gli parlava?

“Becky? La piccola Rebecca Hampton? Direi che non sei più tanto piccola… ma sempre infangata come ti ricordavo!”

Il batticuore e l’emozione provati nel rivederlo, crollarono miseramente su questa ultima affermazione, ma chi si credeva di essere? D’accordo, che era sempre bellissimo, ma in fondo in fondo lei adesso era una donna, non più una ragazzina cicciotella e insicura!

“ Non sarei così ridotta se tu avessi guardato dove andavi, e… oh no… il mio zaino!!!” disse piccata, rendendosi conto che il suo zaino era finito schiacciato sotto le grandi ruote del fuoristrada… addio portatile, Ipod e anche il suo vecchio libro della Austen…

“Oh, per fortuna è finito il tuo zainetto e non la tua persona sotto la macchina!” disse Peter ironico

“Non lo trovo affatto divertente, c’erano dentro delle cose importanti per me!”

“D’accordo, senti ho viaggiato tutta la notte, sono stanco e direi che non ho troppa voglia di discutere per una borsa o quello che è, fammi sapere che c’era e ti rimborserò per tutto”

Ma come aveva fatto anni fa ad innamorarsi perdutamente di questo arrogante tangero, si chiese Becky, mentre tirava fuori il suo zaino tutto ammaccato da sotto la macchina.

“Alcune cose non si possono semplicemente rimborsare, comunque controllerò quello che si è salvato e quello no e ti farò sapere… Ah Peter, per quello che può valere: Bentornato a Yellow Rose”

Stupito per questa uscita finale, Peter restò un attimo interdetto e poi disse:

“Grazie Rebecca, immagino che ci vedremo tra qualche ora in ufficio di mio padre…”

E così prese la direzione della porta laterale della cucina, lasciando Becky confusa e arrabbiata.




3 capitolo


Lo guardò salire la scalinata della grande e casa e poi chiudersi la porta dietro di sè.

Due cose gli furono chiare in quel momento. Primo, che se anche il contenuto della zaino fosse stato irrimediabilmente rovinato, non gli avrebbe chiesto nemmeno un penny, si odiava perfino per avergli detto “ti farò sapere”, e secondo, che lui dava per scontato che lei abitasse ancora lì. Di cosa si meravigliava? Era naturale che lui lo pensasse. A Rebecca Hampton non sarebbero mai accadute cose sensazionali ed eccitanti. Si appoggiò ad uno dei muretti che delimitava il cortile, era ormai quasi l'alba, non dormiva da due giorni e l'uomo di cui era stata per anni perdutamente innamorata l'aveva quasi investita, bhè, sorrise, c'era di che essere allegri! Aprì lo zanietto, si mise le auricolari, l'I pod sembrava funzionare, “One last cry” di Brian Mcnight si diffuse nelle sue orecchie e nel suo cuore, chiuse gli occhi e si lasciò

prendere per mano dai suoi pensieri.

Lo Yellow Rose Ranch era sempre stata la sua casa, la sua povera mamma l'aveva partorita proprio lì, con l'aiuto di Helen. Era stata una bambina spensierata e felice, aveva prati immensi e vitellini per giocare e due genitori che l'adoravano. Poi, in pochi, velocisissimi, mesi, tutto era finito...la felicità, la vita della mamma e la sua infanzia.

Era cresciuta in fretta Rebecca, si era occupata di suo padre, aiutandolo anche nel lavoro al ranch, faceva i compiti la sera e spesso si addormentava sui libri. Dopo il diploma, aveva dovuto rinunciare all'università, vederla andar via avrebbe ucciso suo padre, prima dell'infarto che l'aveva stroncato due anni prima. Viveva al ranch e Richard le aveva dato un vero e proprio lavoro, era passata da sua segretaria ad assistente a praticamente a gestire tutta da sola l'amministrazione del ranch, anche se, a dire il vero, faceva un po' di tutto, compreso dar da mangiare agli animali, quando ce n'era bisogno. A Green Valley tutti amavano la dolce Becky, un po' timida forse, ma sempre pronta a dare una mano a chi ne avesse bisogno. Britany, la sua unica amica, aveva conosciuto il suo futuro marito durante una vacanza in Italia e adesso viveva felice a Siena. Uno dei suoi pochi svaghi che aveva era quello di parlarsi proprio con Britany via web. A volte, invece, passava pomeriggi interi con nonna Thea, a cui voleva immensamente bene, benchè non fosse davvero sua nonna, anche se nel suo cuore lo era eccome. Aveva 28 anni, metà dei quali li aveva passati a sognare l'impossibile. Si girò a guardare quella porta che si era chiusa poco prima.

Brian Mcnight aveva smesso di cantare nello stesso istante in cui lei aveva smesso di piangere.



4 capitolo



Alle 8.00 Becky si affacciò alla cucina per il suo solito caffè in compagnia di nonna Thea ed Helen, era il suo momento preferito della giornata, qualche chiacchiera rilassante con loro prima di partire per una nuova dura giornata di lavoro… Peccato che quella mattina già sapeva che non sarebbero state chiacchiere poi così piacevoli, perché l’argomento di conversazione sarebbe stato lui: Peter.

“Becky cara, buongiorno! Che fai lì sulla porta, entra… Ma, tesoro, ti vedo molto stanca… Hai fatto tardi in ufficio anche ieri?”

“Un po’… ma basterà andare a letto presto stasera” disse tranquillizzando Thea, in realtà non aveva proprio dormito e nemmeno il trucco mattutino ero riuscito nell’impresa di togliere le orribili occhiaie dovute alla notte insonne, e soprattutto non era servito a toglierle il pensiero di lui… “Uff” pensò, cercando di scrollarsi e rivolgendo l’attenzione alla nonna.

“Oh, cara… Sai, questa mattina presto è arrivato Peter!! Non ci aveva avveritite per non farci preoccupare, che bravo ragazzo il mio nipote! Sicuramente lo vedrai più tardi”

“ Non dubito che ci vedremo in ufficio” disse Becky cercando di sorridere e aggiungendo dentro di sé “Potrei sempre decidere la fuga… Metto un po’ di cose in un borsone e prendo la via per Timbuctù…”

“ Sicuramente con il suo arrivo, avrai meno da fare, cara” disse Helen “finalmente possiamo rilassarci tutti un po’ e dedicarci alla riabilitazione di Richard”

Ma certo, era arrivato Superman, pensò ironica Becky! Purtroppo nonostante tutte le sue ansie per doverlo rivedere, doveva ammettere con sé stessa che dal quel punto di vista la sua presenza era rassicurante, solo da quel punto di vista però!

“Mamma, non credo di poter fare dei miracoli! Devo prima vedere in che condizioni papà ha lasciato il ranch…” una voce profonda arrivò leggermente prima di una presenza ingombrante nella cucina, che adesso sembrava molto piccola!

Oh, no! Fine dei tentativi di rilassarsi, si disse Becky!

“Buongiorno, mamma, nonna, Rebecca…”

“Buongiorno” rispose un coro di voci femminili.

“Ah, il caffè di casa… Devo dire che questa è una delle cose che mi è più mancata a Ny” fece Peter, sorseggiandolo dalla tazza.

“Stavamo giusto parlando di te” disse Helen.

“L’avevo capito, mamma” disse ironico Peter “Ma non mi tratterrò molto, sono qua solo di passaggio e quindi voglio mettermi subito al lavoro, ho degli impegni in città, che non posso rimandare per molto”

“Ma intanto siamo felici di averti qua, dopo così tanto tempo” disse sempre positiva Thea.

“Rebecca, devo dire che senza tutto quel fango, stai molto meglio! Se hai finito il caffè, proporrei di avviarci verso l’ufficio, credo che tu mi debba aggiornare su diverse questioni”

“Fango?!?” fecero all’unisono le due donne

Stentando un sorriso, Becky sinteticamente disse” E’ una lunga storia, magari ve la raccontiamo un’altra volta! Sì, Peter, ho finito, possiamo andare!”

E insieme si avviarono fuori dal ranch diretti al capannone adibito ad uffici.








Commenti

  1. Rosssssss ancora grazie :) sono davvero felice di leggere sul blog qualcosa che è nato tra me e Lety per puro divertimento! Spero che piccia a tutte le amiche, che le diverta o che semplicemente le incuriosisca.
    Un bacio a tutte e ancora grazie Ross!
    Lilli

    RispondiElimina
  2. Evviva evviva che emozione!
    Grazie Ross, buona lettura a tutte e vi prego non ci "uccidete" troppo dalle critiche!
    Lety

    RispondiElimina
  3. WOW!
    Che carinoooo!!!!!
    Complimenti mi piace, non sono un "critico", ma a mio parere è piacevolmente scorrevole!
    Brave a lilli e a lety, e non vedo l'ora di continuare a leggere il segutio!
    Stefi

    RispondiElimina
  4. Be, ragazze, dalla prefazione mi ero fatta un'idea completamente diversa.
    Questo non è un semplice divertissement ma un vero e proprio romanzo. Se questo per voi è solo un gioco, quando deciderete di mettervi d'impegno cosa mai potrà venir fuori?!!!
    Susanna
    P.S Non fateci aspettare molto il seguito!

    RispondiElimina
  5. e io devo aspettare fino a venerdì per il seguitoooooooo!!! O.O eh no non valeeeeee!!!
    Me molto curiosa!!!
    Brave ragazze troppo bello!!!!
    per fortuna che era per divertimento che avete scritto! sono d'accordo con te Susanna!
    complimentiiiiiiiiii!!!
    un bacione
    Annika

    RispondiElimina
  6. ohhh care le mie Lety e Lilli, che bell'inizio!!!! sono curiosa anch'io di leggere gli altri capitoli per vedere come va a finire!! un bacio a entrambe!!
    p.s.domandina: ma le due zitelle di cui vi sentivo raccontare qui non ci sono? ho sbagliato racconto?!

    RispondiElimina
  7. Ragazze ma grazie per le vostre parole dolcissime, siete tutte carinissime e molto gentili!
    Per rispondere alle vostre domende, il racconto è strutturato in più capitoli, quindi questa che avete letto è la prima di (penso) 4pubblicazioni nel bolg e credo che verranno postate tra il venerdì e la domenica di ogni settimana.

    @Diana
    le zietelle di cui spesso chiacchieriamo noi, nei nostri sproloqui folli, sono due personaggi immaginari partoriti dalle nostre tortuose menti e da cui è semplicemente partita l'idea di scrivere qualcosa di sostanzioso. Le zitella ( o meglio la zitella e sua sorella ) nel nostro immaginario sarebbero due care e vecchie signore che Peter il protagonista conosce fin da quando era bambino.
    Ancora grazie a tutte :)
    Lilli

    RispondiElimina
  8. Che bello!!! Mi piace un sacco voglio proprio vedere come va avanti a lui già lo detesto come penso stia facendo la povera Becky ovviamente me ne innamorero' anche io :P

    Danila

    RispondiElimina

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