Carissime,
la scorsa settimana prese dal fermento del Women’s Fiction Festival
abbiamo deciso di lasciare spazio alla nostra Ross e al suo diario di
bordo. Perché, diciamo la verità, eravamo ansiose di sapere tutti i
dettagli!!! Hi hi hi..;)
Questa
settimana però riprendiamo il nostro appuntamento con “le nuove penne”.
Siamo liete di ospitare una nostra vecchia conoscenza, un vero “vips”
;), Mario Guerrini, vincitore della prima edizione del premio
letterario “La Vie en Rose”.
Il
racconto che ci propone parla delle prime esperienze di una giovane
ragazza, dei primi rapporti di un adolescente come lei e della scoperta
del piacere. Ci racconta del percorso che noi tutte affrontiamo per
diventare donne.
Una storia intensa e profonda, in cui tante di noi presumo che si riconosceranno.
Come al solito non posso dirvi altro, vi lascio alla lettura e vi invito a lasciare i vostri sinceri e preziosissimi commenti!;)
SereJane
Vi
ricordo inoltre che noi bloggerine siamo sempre alla caccia di nuove
scrittrici in erba, quindi penna alla mano!! Non abbiate timore e
inviateci i vostri racconti! Siamo sempre felicissime di leggerli e di
poterli condividere con le nostre amiche!;) Leggete qui ome fare: LINK
Il piacere segreto di Rita di Mario Guerrini
L’aveva
conosciuto alle soglie dell’adolescenza, in quell’età in cui la donna
comincia a fare capolino dietro agli occhi della bambina. Seguiva i
grandi nei loro spostamenti e nelle loro abitudini e, a causa
dell’irresistibile desiderio che si prova in tenera età di fare le
stesse cose che fanno gli adulti per sentirsi finalmente come loro,
aveva a lungo bramato nei suoi confronti quel rapporto di cui non
comprendeva la natura e che avvertiva affascinante e al tempo stesso
oscuro, ricco della promessa di chissà quali inconfessabili piaceri e
della minaccia di pericoli ignoti e terribili. Rita si rendeva vagamente
conto che un rapporto troppo stretto con l’oggetto del suo desiderio,
uno dei molti per la verità, avrebbe anche potuto rivelarsi pericoloso, e
di questo l’avvertivano costantemente i genitori, parlandole con
cautela di chi, cedendo talvolta troppo in fretta o troppo spesso alle
lusinghe di tal sorta di seduttori, ne fosse poi a lungo rimasto
segnato. Non che il suo desiderio fosse particolarmente intenso, non più
di quello provato nei confronti di una bambola nuova o di una gita al
mare, tuttavia si era rivelato incredibilmente persistente, resistendo
agli anni e ai cambiamenti che da bambina l’avevano trasformata prima in
adolescente e poi in donna. Era stato intorno ai tredici anni che aveva
cominciato ad avere con lui i primi contatti, sporadici e il più delle
volte clandestini, ma sempre moderati, circospetti, segnati in qualche
modo dalla cautela che le parole del babbo e della mamma avevano saputo
far sedimentare in lei, e in quelle occasioni non gli si era mai del
tutto abbandonata. In quel tempo ricavava dalla consapevolezza di star
facendo una cosa in fondo proibita un sottile godimento, che forse in
parte sovrastava quel piacere più diretto e fisico che lui riusciva a
darle nei loro brevi momenti di contatto. Aveva capito, dopo le prime
esperienze un po’ maldestre, come trattarlo nel modo giusto, con
rispetto, non semplicemente prendendosi la soddisfazione che lui poteva
darle, ma cercando capirne l’animo ogni volta di più. Aveva imparato a
non chiedergli niente più di ciò che in ciascuno di quei momenti
trascorsi insieme fosse lecito aspettarsi, e nel contempo aveva preso,
un poco per istinto e un poco per la pratica acquisita, ad
avvicinarglisi in maniera sempre più raffinata, più consapevole, più
voluttuosa, giungendo poco a poco ad apprezzare quei preliminari che nei
primi tempi aveva sempre ridotto al minimo, tanta era la fretta di
giungere finalmente al dunque.
Poco
a poco, mentre la bambina cedeva il passo alla donna, era maturata
nello spirito oltre che nel corpo e, superata la fase del possesso che
inevitabilmente si accompagna allo stupore della scoperta, aveva
cominciato a condividere la sua compagnia con altri: amici, parenti,
conoscenti occasionali di una gita. Una della cose che più trovava
affascinante in lui era quella sua incredibile capacità di mettere tutti
a proprio agio, di scaldare poco a poco l’ambiente e di stimolare la
conversazione, i ricordi, i sogni, la voglia di stare insieme. Che
specialista era nel solleticare in Rita le corde più nascoste, nello
stimolarle ad un tempo lo spirito ed il corpo, nel farla rabbrividire di
piacere talvolta ancora prima di un contatto vero. Ogni volta aveva in
serbo per lei un’esperienza nuova, un piacere diverso, talvolta sottile
e strisciante, altre rovente e appassionato, ma sempre incredibilmente
appagante. Si rendeva conto, Rita, che se si fosse abbandonata sarebbe
caduta completamente in suo potere, perciò se ne distaccava ogni volta
prima di perdere il controllo, anche se non sempre era facile.
Continuava
a cercarlo, comunque, anche se il loro era un rapporto aperto, senza un
vero e proprio legame fisso. La sua assenza non le pesava più di tanto,
ma era sempre pronta a concedergli un poco del suo tempo e di se
stessa, attratta com’era da quel gioco intrigante con cui lui sapeva
procurarle sensazioni e suscitarle ricordi e fantasie. Le aveva fatto
visitare luoghi e tempi esotici e lontani, epoche passate di cui
rimanevano solo pochi ricordi e strane tradizioni, dimore di favola
perse fra colline verdeggianti, recessi oscuri scavati dall’uomo o dalla
natura nelle viscere della terra, e le aveva del pari fatto assaporare
in pieno inverno il profumo delle viole appena sbocciate e gustare
l’aroma delle fragole appena colte, e mille altre cose insieme. Nelle
occasioni migliori, quando l’ambiente era adatto e la giornata aveva un
sapore un po’ speciale, insomma quando lei era particolarmente
ricettiva, il gioco andava oltre ogni aspettativa, e Rita si era resa
conto in più di un’occasione di avere a causa sua perduto per un lungo
attimo il contatto con il mondo esterno, di avere cancellato dalla sua
coscienza l’universo intero e di essersi trovata sospesa in un luogo
senza spazio e senza tempo, sola con lui e con le proprie sensazioni,
totalmente appagata da quel rapporto giunto finalmente al culmine. Ne
restava sempre un po’ stupita, e aveva tentato qualche volta di parlarne
con la sua amica del cuore, quella cui ogni donna affida i suoi più
intimi segreti, ma sempre si era trattenuta, colta da uno strano pudore e
dal timore di non essere capita o, peggio, giudicata male.
Quel
pudore, però, non le impediva di ostentare il suo rapporto con lui, e
continuava quindi a goderne in silenzio, qualche volta in privato ma più
spesso in pubblico. Era infatti proprio la presenza di un pubblico che
rendeva più completo il suo appagamento; vedeva, ogni volta,
l’atteggiarsi dei volti della gente intorno, stupiti spettatori di uno
spettacolo che non sapevano comprendere, nelle cui espressioni riusciva
talvolta a scorgere il desiderio di fare le stesse cose che faceva lei,
di provare le stesse sensazioni che provava lei, e le assaporava, quelle
espressioni, proprio come quel vino che l’aveva pian piano condotta
verso un piacere che nessuno di loro riusciva neanche ad intuire.
Il piacere dolce e un po' perverso di un rapporto proibito....con un breve brano ci viene restituito tutto il sapore magico e strano di una relazione che resterà unica perché e' la prima, la più emozionante, quella che viene ricordata per sempre. Che dire se non BRAVO?
RispondiEliminaCiao
Lucilla
Che dire? Mario ci conduce sapientemente in un giro fuori pista, girando attorno ai sensi e all'oggetto del desiderio come se fosse una persona fisica. Il gioco che l'autore costruisce è una vera e propria sfida. Lui dà tutte le chiavi di lettura, spetta a noi metterci nei panni dell'investigatore e capire (ma ce lo svela alla fine!) di cosa si tratti. Bravo. A me è piaciuto molto :) Silvia
RispondiElimina... del resto "in vino veritas"...
RispondiEliminaCome dice il poeta: "Viva Bacco, via Amore, tutti i giorni a tutte l'ore"
RispondiEliminaMario